La Coppa America resta nelle mani neozelandesi, l’ultima regata è solo una lenta agonia per Ben Ainslie e Britannia, contro un mezzo più performante e un equipaggio che, in questo momento, è troppo più avanti a tutti.
Finisce 7-2 una finale di America’s Cup che non è stata mai veramente in discussione, praticamente a senso unico tranne in quel mercoledì da leoni degli inglesi.
Anche oggi i kiwi hanno “dipinto” sul campo di regata, lambito questa volta da una brezza leggera e totalmente senza onda.
Troppo più veloce Tahioro, troppo in sintonia il suo equipaggio con il mezzo, insomma questi neozelandesi in questo momento sono ingiocabili.
Per Team New Zealand si tratta della terza vittoria di fila in Coppa America, la quinta in totale dal 1995 ad oggi. Un record nella Coppa moderna, dove nessun team, dal 1983 in poi, era riuscito ad imporsi per più di due edizioni.
La vela è cambiata, e con essa la Coppa America, ma a comandare questo cambiamento in questo momento ci sono i kiwi: sono stati loro, per primi, a fare volare i catamarani nel 2013, ancora prima che ci arrivasse anche Oracle.
Sono stati loro a strappare la Coppa agli americani nel 2017, e ad inventarsi la nuova classe di barche, i monoscafi volanti che hanno rivoluzionato la storia della Coppa e che stanno cambiando il mondo della vela in generale.
Basti pensare che dal 2013 in poi due classi a vela volanti sono entrate a far parte delle discipline olimpiche, il Nacra 17 e l’iQFoil. Oggi volare con una barca a vela, sia un piccolo Waszp di 3 metri o una barca più grande, non è più una stranezza: questo cambio di percezione lo si deve, anche, ai neozelandesi.
Un popolo di appena 5 milioni di abitanti che ha cambiato, e sta riscrivendo, la storia di questo sport.
Peter Burling e Nathan Outteridge sono i timonieri, ma dietro c’è un movimento giovane, evoluto, e affamato, che sembra avere voglia di dominare ancora in futuro.
Gli altri sindacati, i potenziali nuovi sfidanti, sono avvisati: togliere la Coppa America sui neozelandesi sarà difficilissimo.
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