
In molti misero in dubbio la competenza, la preparazione e il coraggio dei nostri comandanti, ma lo scorso 30 agosto, con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza che ha condannato Francesco Schettino comandante della Costa Concordia a 16 anni di carcere, la verità è stata stabilita. Francesco Schettino è un vigliacco.
Il Comandante del Concordia non ha scuse, la sua difesa è stata smontata pezzo per pezzo, il tentativo di scaricare le colpe sugli ufficiali e sul timoniere è stato inutile. La corte ha deciso che a bordo del Concordia chi ha provocato l’incidente, dando ordine di non seguire la rotta stabilita dal cartografo Canessa, che pure aveva previsto il famoso inchino, e di passare ancora più vicino a costa conscio dei pericoli ai quali esponeva la nave, è stato il suo comandante Francesco Schettino. Lo stesso uomo che una volta che la nave si è fermata e ha iniziato a inclinarsi di lato, senza indugio è saltato a bordo di una lancia scappando alle sue responsabilità e lasciando i sopravvissuti al loro destino.
"Non intendeva attenersi alla rotta per l'inchino, ma passare più vicino all'isola seguendo una sua rotta che non era stata comunicata ad alcuno", scrivono i giudici fiorentini. "E' eloquente la telefonata con Mario Palombo dove Schettino s'informava se c'era acqua alta sufficiente in un punto a distanza inferiore a quella dove sarebbe dovuta passare la nave".
Con le motivazioni della sentenza, l’appello si chiude. Ora, se la difesa di Schettino riterrà opportuno rivolgersi alla corte suprema, bisognerà vedere cosa accadrà in Cassazione.
Per il momento, e fino a prova contraria, Francesco Schettino è il simbolo stesso della vigliaccheria in mare, e più della condanna al carcere su di lui peserà per sempre il marchio d’infamia che lo vedrà ricordato nei libri di storia come la pecora nera di una marineria che, invece, ha dimostrato più volte di essere tra le migliori e più coraggiose del mondo.
© Riproduzione riservata