Tre dei container contengono materiale pericoloso a base di perossido. Subito dopo l’incidente, provocato da una violenta burrasca, è scattata un’operazione tesa a contenere i danni alla quale stanno ancora partecipando navi della Guardia Costiera tedesca e Olandese.
La MSC, società armatrice proprietaria della nave, lo stesso giorno dell’incidente (il 2 gennaio) ha messo in campo una società di recuperi specializzata con navi in grado di identificare i container in acqua.
Oltre che per il carico i container rappresentano un grave pericolo anche per la navigazione, in particolare per quella da diporto.
Un container può impiegare anche diversi mesi per affondare del tutto, o farlo mai. Il grosso cassone di metallo, se non porta carichi particolarmente pesanti, non affonda completamente, ma rimane a filo di superficie, quindi, invisibile se non a brevissima distanza.
I container caduti dalle navi nei mari del mondo costituiscono la maggior parte degli UFO (oggetti non indentificati) che provocano naufragi di imbarcazioni a vela in oceano.
Per alcuni anni il numero dei container caduti in mare annualmente è stato stimato in 10.000 pezzi, più tardi la cifra, considerata troppo elevata, è stata modificata e portata tra i 4.000 e i 6.000 container l’anno, anche se c’è da notare che le compagnie di navigazione non hanno alcun interesse nel dichiarare i numeri reali, quindi c’è la possibilità che il fenomeno abbia dimensioni ben maggiori.
La zona di mare maggiormente interessata all’incidente è la costa olandese, sulla quale stanno approdando televisori e altri beni di consumo di grandi dimensioni fuoriusciti dai container caduti in mare.
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