Il governo australiano ha sospeso le leggi sulla protezione degli squali per un anno, per dare vita a una campagna di abbattimento degli squali sopra i tre metri di lunghezza inseguito ai 7 attacchi mortali nei confronti di nuotatori e surfisti che si sono verificati negli ultimi due anni.
La comunità scientifica e gli animalisti si sono schierati contro quella che è stata dichiarata “una demagogica decisione del governo presa contro ogni senso logico”.
I gruppi che si oppongono alla caccia degli squali portata avanti da pescatori pagati dallo stato che stendono file di ami davanti alle spiagge più popolari per poi abbattere a fucilate gli animali che sono catturati, mettono in evidenza che così facendo si ottengono solo effetti negativi: il sangue degli animali uccisi attira altri squali invece che allontanarli rendendo le spiagge ancora più pericolose; gli squali sono un anello fondamentale dell'ecosistema per questo sono protetti dalla legge, il loro abbattimento di massa comporterà necessariamente delle variazioni nella catena alimentare, variazioni che non si è in grado di prevedere.
Gli ambientalisti fanno notare come la caccia agli squali sia il sistema più economico e veloce per mettere a tacere chi pretende che il governo faccia qualche cosa per proteggere il turismo di queste zone, ma è anche il meno efficace. Oggi esistono sistemi tecnologici che sono in grado di fermare gli animali dall’entrare in determinate zone e sono questi, quelli che il governo dovrebbe usare, sostengono gli animalisti.
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