Sembra che tra i kiwi e il Governo neozelandese non sia stato ancora trovato un accordo e la trattativa potrebbe essere arrivata a un punto morto.
Prende corpo l’ipotesi, adesso concreta, che la Coppa traslochi altrove e Team New Zealand non la difenda in patria. In pole position torna quindi l’Inghilterra, con molte voci di corridoio che danno come più che probabile un’edizione nel 2023 sull’Isola di Wight, dove tutto iniziò nel 1851.
Una Coppa finanziata col supporto di Ineos, il Challenge of Record, pronto a “comprare” l’evento. Non è la prima volta che la difesa della Coppa si svolge fuori dalla nazione che la detiene, come accadde già con Alinghi a Valencia, anche se in quel caso erano in ballo anche ovvi motivi geografici.
In caso si concretizzasse questo scenario c’è da capire se sarà una sfida a due tra kiwi e britannici o se sarà invece aperta a tutti gli altri sfidanti, con Luna Rossa pronta a scendere in acqua.
Nel frattempo da Auckland arrivano le voci di un conflitto interno a Team New Zealand, tra una parte dei kiwi guidata da Grant Dalton, favorevole alla Coppa in Inghilterra, e un’altra parte rappresentata dal Royal New Zealand Yacht Squadron che invece starebbe lottando per riuscire a tenere la Vecchia Brocca in patria.
In tutto questo si registrano anche le dimissioni del Presidente del CDA di Team New Zealand, Sir Stephen Tindall, che ricopriva quest’incarico dal 2013.
Tindall si è affrettato a dichiarare che la sua scelta professionale non è legata in alcun modo alle vicende che riguardano l’organizzazione della 37ma America’s Cup, ma il dubbio che Team New Zealand in questo momento sia sull’orlo di una “crisi di nervi” resta.
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