Vibo Valencia, giovedì 7 settembre una coppia affitta una barca a motore per fare un giro di qualche ora lungo la costa calabra. Con loro a bordo una terza persona che non si sa ancora se fosse un assistente della coppia o lo skipper della barca.
Inizialmente tutto fila liscio, la barca naviga bene, la giornata è stupenda e il mare è il luogo ideale per sfuggire al caldo che è tornato a flagellare le coste della Calabria (e buona parte d’Italia), ma poi tutto cambia. Nel primo pomeriggio la donna cade in mare mentre la barca è in navigazione, l’acqua si macchia di sangue, il marito chiama disperato il 112 che fa scattare i soccorsi, ma per la donna, che ha 42 anni, non c’è più nulla da fare.
Questo è tutto quello che si sa sulla tragica morte di una turista nel mare di Vibo giovedì scorso.
L’incidente riporta alla memoria quello occorso il 4 agosto nelle acque di Amalfi a Adrienne Vaughan, la turista 45enne americana che con il marito e i figli aveva noleggiato un gozzo con skipper per una giornata di mare.
A causa di una collisione con un altro mezzo, la donna cadde in mare e la barca sulla quale si trovava la dilaniò con le eliche.
Anche questa volta, l’ipotesi è che la donna sia andata a finire sotto le eliche della barca.
Ora la procura dovrà accertare chi, al momento dell’incidente, si trovava al timone, la terza persona presente a bordo o il marito? Perché la donna è caduta in acqua? La donna è stata investita nel tentativo di recuperarla?
Le domande sono molte, ma la fine della storia è sempre la stessa, chi cade da una barca a motore ha un’altissima probabilità di finire risucchiato dalle eliche.
Forse sarebbe il caso che i conducenti di queste barche facessero uno specifico addestramento per affrontare questi casi e che comunque i passeggeri in navigazione siano tenuti a sedere dentro il pozzetto della barca e non sui paramare da dove è facile cadere.
Basta un’onda più alta delle altre e chi è sul paramare, soprattutto se non se lo aspetta, finisce in acqua. Utile sarebbe anche il laccetto rosso collegato allo spegnimento automatico dei motori come accade sui gommoni. A volte lo skipper rimane così frastornato dall’evento di un uomo a mare che non reagisce prontamente.
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