Nel vasto scenario dei cambiamenti climatici c’è un’isola remota, l’Islanda, che sta vivendo un drammatico paradosso. In tutto il mondo, o almeno nella maggior parte di esso, il livello del mare si sta alzando. Zone come la Florida negli USA rischiano di avere nei prossimi decenni problemi molto gravi in città affacciate sul mare come Miami.
In Islanda, invece, sta avvenendo l’esatto opposto, il mare scende, e il motivo è comunque legato all’aumento delle temperature.
L’isola è da sempre ricoperta per oltre il 10% della sua superficie dai ghiacci. Queste riserve si stanno inesorabilmente erodendo anno dopo anno, diminuendo quindi il loro peso e di conseguenza la pressione che esercitano sull’isola.
Il terreno islandese si sta rialzando rispetto al livello del mare, il che provoca un problema non da poco per esempio nei porti, dove c’è sempre meno pescaggio.
Un dramma che vivono le comunità di pescatori locali, che in certe situazioni di marea si vedono impossibilitati a riprendere il mare perché non c’è abbastanza fondo per l’uscita dai canali dei porti.
Un fenomeno simile sta avvenendo nella vicina Groenlandia: in pratica questi territori perdendo il peso del ghiaccio diminuiscono la loro massa, e quindi diminuisce la forza di gravità che esercitano sull’acqua.
Due valori che camminano a braccetto: più la massa è grande più genera forza di gravità. Meno ghiaccio c’è, minore è la massa, minore è la capacità di attrarre l’acqua che quindi scende di livello.
L’origine è sempre lo scioglimento dei ghiacci, ma l’innalzamento del livello dell’acqua non si manifesta in modo uniforme in tutto il mondo ma dipende dalla conformazione del territorio e, in questo caso, dalla presenza o meno del ghiaccio stesso.
Entro il 2200 l’Islanda potrebbe perdere quasi del tutto i suoi ghiacciai, con conseguenze gravi per le comunità locali, molte delle quali vivono con la pesca, che vedrebbero seriamente a rischio la loro economia.
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