
Lui preferiva chiamarli “doppie canoe”, per prendere le distanze dai moderni catamarani, che definiva senza filtri, brutti e contrari a qualunque logica dei multiscafo.
Prima di morire è riuscito a concludere il libro che racconta la sua vita “People of the sea”, nonostante un Alzheimer che ha tormentato il suo cervello di cui parlava sempre come fosse un’entità separata.
Wharram è il padre delle doppie canoe di derivazione polinesiana, molte delle quali hanno circumnavigato il globo. L’ingegnere inglese, classe 1930 è stato anche uno dei più stravaganti interpreti dello “swing” degli anni ’60 e ’70, conducendo una vita da vero figlio dei fiori.
Alla fine degli anni ’50, convinto delle potenzialità del catamarano, dimostra le sue teorie a bordo di una doppia canoa di 23 piedi da lui costruita, attraversando l’Atlantico da est verso ovest e poi in senso contrario. Lo accompagnano due donne, di cui una, diciasettenne, rimane incinta durante la traversata.
Wharram ha condotto una vita da poligamo in perfetta armonia con le sue compagne. Negli anni ‘70 viveva addirittura con 5 donne contemporaneamente. Con loro ha disegnato catamarani, li ha costruiti e ci ha navigato.
La giovanissima Jutta, morta prematuramente, è stata la madre del suo primo figlio. L’altra ragazza che lo ha accompagnato attraverso gli oceani e per tutta la vita lo ha lasciato otto anni fa all’età di 92 anni.
Un secondo figlio è stato dato alla luce da Hanneke, ultima erede della sua opera ed è stata proprio lei ad annunciare la morte del compagno in una lettera di commiato nel loro sito.
Poligamo, anticonvenzionale, hippy, stravagante e visionario, Wharram è sinonimo di catamarano autocostruito, profeta di un modo di vivere il mare alla portata di tutti, attraverso i suoi progetti, alla cui base ci sono semplicità, sicurezza e senso marino.
Noi ne avevamo parlato in occasione della presentazione del suo ultimo modello, una celebrazione del catamarano con cui per la prima volta aveva attraversato l’Atlantico.
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