L’indagine sta portando alla luce una serie di errori che sommandosi l’uno all’altro hanno determinato la tragedia che ha causato la morte di nove persone. Errori che, almeno in parte, forse si sarebbero potuti evitare.
La procura di Genova pone al Comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, e al pilota che lo assisteva nella manovra, Antonio Anfossi, una serie di domande dalle cui risposte dipenderanno i capi d’imputazione per gli indagati.
Perché il Comandante e il pilota non hanno avvertito la torre quando ormai era evidente che la nave si trovava in difficoltà. La nave, per quanto stesse muovendosi velocemente (3,4 nodi), ha avuto bisogno di tempo per raggiungere la torre, un tempo durante il quale il comandante e il pilota, coscienti di quanto stesse accadendo, avrebbero potuto lanciare un allarme alla torre e salvare delle persone.
Il secondo importante quesito è perché il comandante, con una nave con un solo motore vecchio che più volte aveva dato problemi e con forti problemi di manovrabilità (il motore della Jolly Nero per passare da una marcia all’altra aveva bisogno di fermarsi per poi ripartire con la nuova marcia inserita), non ha chiesto il servizio di rimorchio con “consegna della nave” e ha optato per la “semplice assistenza”.
Nel primo caso, avrebbe consegnato la nave ai rimorchiatori, come si fa in questi casi, e avrebbe messo i rimorchiatori nelle condizioni di dirigere la manovra e di poter fermare la nave in ogni momento.
Nel secondo, quello scelto dal comandante, i rimorchiatori si limitano ad aiutare la nave a girare. Un’operazione, quest’ultima, molto più economica della prima, ma molto meno sicura.
Un'altra domanda pesante come un macigno grava sulla testa del primo ufficiale Lorenzo Repetto: perché questi non ha avvertito immediatamente il comandante che il motore aveva avuto un problema in fase di accensione?
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