
Gli anni di attesa per interrompere il flusso dei crocieristi sono ancora molti e i problemi fondamentali sono due. Da una parte l’assurdità di mettere a repentaglio uno dei patrimoni storici e artistici più importanti del mondo e dall’altra una città sommersa e soffocata dal turismo che la sta uccidendo lentamente.
Venezia è la città italiana che perde abitanti più rapidamente, ormai è diventata una migrazione di massa. Vivere in un luogo dove 365 giorni l’anno c’è un fiume costante di centinaia di migliaia di persone che inondano ogni marciapiede è difficile, per molti, impossibile.
Se questo secondo problema sta diventando sempre più forte tanto da dar vita a manifestazioni e proteste, non si capisce perché i politici debbano ancora accanirsi per salvare in qualche modo il flusso di crocieristi.
Capire che un palazzo che naviga spostando tonnellate d’acqua a ogni giro d’elica è un attentato alle palafitte che sostengono la città lagunare, ci riesce anche un politico il quale dovrebbe avere ben chiaro in testa che il suo compito è salvaguardare il patrimonio dello stato, ovvero di tutti noi, e cercare di assecondare i desideri legittimi della popolazione. Popolazione che in questo caso è stanca di essere circondata da masse enormi di turisti che vorrebbero entrargli dentro casa.
E allora che qualcuno abbia il coraggio di dire basta. Le navi a Venezia non ci possono stare. A Venezia di turismo ce n’è tanto e qualche decina di migliaia di turisti in meno l’anno non potrà che far bene a una città che sta per scoppiare.
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