L’avventura del peschereccio si è chiusa nel giro di pochi giorni con le scuse dei francesi i quali si erano sbagliati. La Guardia Costiera era stata informata che il trattato di Caen era operativo e che quelle acque, una volta italiane, ora erano francesi, ma così non era perché il trattato non è ancora stato ratificato dal Parlamento italiano.
A quel punto molti giornalisti hanno iniziato a gridare allo scandalo accusando il governo di aver ceduto alla Francia, senza informare il paese, la sovranità sulle nostre acque territoriali.
Ma come stanno realmente le cose? Lo spiega la Farnesina in una nota chiarificatrice. E il Sottosegretario agli affari esteri Benedetto Della Vedova nella sua risposta a un’interpellanza parlamentare del 12 febbraio scorso.
Il trattato di Caen esiste ed è vero che l’Italia ha ceduto alla Francia la sovranità su una zona di acquee territoriali che si trova tra la Corsica e la Sardegna, ma lo ha dovuto fare per onorare la convenzione UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea). Questa è una convenzione nata nell’ambito delle Nazioni Uniti per stabilire una legge del mare che sia comune a tutte i paesi aderenti alle Nazioni Unite.
Nella United Nations Convention on the Law of the Sea, si stabilisce il principio della linea mediana di equidistanza, ovvero che le acque che separano due nazioni vicine tra loro meno di 24 miglia, devono essere divise in parti uguali.
L’Italia ha firmato, come tutti gli altri paesi, la convenzione UNCLOS perciò si rendeva necessario applicarla. Il problema però non erano tanto le acque territoriali che separano la Corsica dalla Sardegna, ma quelle che separano la Corsica dall’Italia che sono molto distanti dal rispettare il principio espresso dall’UNCLOS. Se quelle acque fossero state riviste l’Italia avrebbe perso buona parte della sua sovranità sul Tirreno.
Nel trattato di Caen, per cui gli incontri sono iniziati nel 2006 e terminati nel 2012, è stato deciso che le acque territoriali tra Corsica e Toscana-Liguria, sarebbero rimaste immutate.
In ogni caso, chi al governo ha portato avanti le trattative per l’accordo di Caen, non aveva e non ha il potere di modificare le acque territoriali dello Stato, che, per inciso, non sono i confini. Ogni decisione in merito va ratificata dal Parlamento, ovvero dall’assemblea degli eletti. Ratifica che ancora non è avvenuta.
Una volta iniziato il processo di ratifica, il Parlamento potrà avanzare le sue obiezioni e chiedere le eventuali modifiche.
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