L’imbarcazione di Rossi in una curva è volata fuori circuito, ha preso un terrapieno ed è volata a terra. Il giovane, sbalzato fuori dall’abitacolo della barca, è finito contro un albero riportando lesioni mortali nonostante il casco.
Il presidente della Federmotonautic, Vincenzo Iaconanni, è stato molto duro con la federazione tedesca e quelle straniere in generale chiamandole macellai. Lo stesso Iaconanni spiega all’Ansda: "Rossi, correva con licenza tedesca perché aveva un contratto di lavoro in quel paese. L'incidente - aggiunge - è avvenuto su un circuito pericolosissimo, con le nostre regole lì non si sarebbe mai corso. La manifestazione nella quale è avvenuto l'incidente si chiama Traben Trabach, e si svolge in un circuito la cui larghezza rappresenta meno della metà del minimo consentito in Italia. Abbiamo protestato mille volte per la pericolosità di quella gara, nessuno ci ha mai dato retta. Non so con certezza la dinamica di quanto è avvenuto, ma mi dicono che addirittura dopo essere andato a sbattere sul terrapieno, Rossi sarebbe finito contro un albero. Ci sono dei circuiti dove non si dovrebbe mai correre, e sono tutti all'estero: noi in Italia siamo all'avanguardia per la sicurezza, purtroppo quando i nostri piloti vanno all'estero finiscono nelle mani di macellai...".
Massimo Rossi correva in classe 350, barche che possono volare a 170 chilometri orari. Queste barche, data la grande velocità e la loro carena piana, quando corrono hanno in acqua solo l’elica, lo scafo vola su di un cuscino d’aria, ci vuole poco per perdere la rotta e volare via.
Rossi aveva sperimentato la pericolosità del mezzo già nel 2015 quando aveva subito un incidente che lo aveva visto sbalzato fuori dalla barca, ma che, fortunatamente, si era risolto senza danni.
Il presidente della federazione motonautica tedesco, molto addolorato della morte del giovane, non ha voluto rispondere alle accuse del suo collega italiano anche se, ha sottolineato, che questo è il primo incidente mortale dal 2010.
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