L’idea di un fondo per la rottamazione dei motori fuori bordo a combustibile fossile per sostituirli con motori elettrici è stata, in prima istanza, del governo Draghi. Idea trasformata in una disposizione dal Ministero dell’Ambiente e, purtroppo, mai divenuta operativa per i ritardi degli apparati ministeriali nella redazione dei decreti attuativi.
Grazie all’emendamento depositato dall’On. Ilaria Cavo di NOI Moderati, Vicepresidente della Commissione “Attività produttive, commercio e turismo”, che ha accolto la proposta di Confindustria Nautica , l’idea del governo Draghi di facilitare il passaggio dal motore fuoribordo a combustibile fossile a quello elettrico è ripartita e, attraverso un grande lavoro di tessitura, si è arrivati a una riformulazione del testo della norma. Riformulazione scritta dai due relatori, on. Alberto Luigi Gusmeroli (Lega) e Silvio Giovine (FdI) e finanziata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Tuttavia anche questa volta per vedere operativa la disposizione e sapere come funzioneranno i suoi meccanismi bisognerà attendere i decreti attuativi.
La disposizione è stata finanziata con tre milioni di euro del Ministero del Made in Italy.
La rottamazione dovrebbe interessare tutti i motori fuoribordo al di là della loro cilindrata, anche se, logicamente, il limite saranno i motori elettrici che hanno ancora potenze limitate. Per il mondo della vela i motori più interessati sono quelli di piccola potenza istallati sui tender delle barche che vanno dal cavallo e mezzo sino ai 50 cavalli dei tender più gradi.
Nel settore dei motori elettrici operano un numero ristretto di aziende, la Selva e la Torqeedo sono le più conosciute, a seguire una folta rappresentanza di produttori asiatici.
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