Sui giornali americani si riporta ampiamente la notizia della ONE Apus facendo presente che l’incidente è un grave danno per l’assicurazione della compagnia di navigazione che si troverà a dover far fronte a un forte esborso per ripagare i danni, ma in pochi si preoccupano delle conseguenze ambientali e di quelli sulla sicurezza della navigazione di piccole navi e barche.
Non sono poche le barche che si sono scontrate con containers o le loro merci semiaffondate e ne hanno pagato le conseguenze. Anche nel Vendée Globe ora in corso, quando si sente che una barca si è scontrata con un U.F.O., quell’ U.F.O. con tutta probabilità era un oggetto proveniente dai container se non proprio un container.
Il numero di container che ogni anno vengono persi in mare è in costante salita. Alcuni anni fa scrivemmo che si trattava di circa 10.000 container, oggi il numero è decisamente superiore visto che solo tra l’incidente della ONE Plus e quello della nave gemella avvenuto due settimane fa, sono finiti in mare, nel giro di 15 giorni, circa 3.000 container.
Il numero esatto dei container finiti in mare ogni anno è molto difficile da avere perché molti paesi non amano far sapere quanti ne perdono le loro navi e altri cercano di minimizzare. Ad oggi diversi esperti suppongono che una cifra ragionevole sia tra i 13.000 e i 18.000 container l’anno che finiscono in mare cadendo dalle tolde delle navi.
Anche il fatto che i container “cadano” dalle navi è discutibile. Si sa per certo che molti comandanti quando si trovano davanti a burrasche particolarmente violente fanno tagliare le cinghie e rovesciano in mare le file più alte di container per stabilizzare la nave.
Nessuno fa obiezioni perché, in ogni caso, c’è l’assicurazione che paga e questa spesso non solleva contestazioni perché preferisce pagare qualche container che la perdita della nave a causa della burrasca.
I container che cadono in mare in molti casi navigano semisommersi per mesi prima di affondare, alcuni per anni e costituiscono un pericolo gravissimo per le piccole navi, i pescherecci e le barche da diporto. Senza contare che alcuni di questi in conseguenza alla caduta dalle navi che avviene da diverse decine di metri di altezza, si aprono e perdono in mare il loro contenuto. Il frigorifero ancora inscatolato che non affonderà mai, le casse contenenti materiale leggero che lo stesso rimarranno in mare semisommerse per anni, provengono sempre dai container che si aprono cadendo dalle navi.
Eppure, evitare tali problemi non sarebbe difficile, basterebbe vietare alle navi di caricare oltre il giustificabile. La pratica di permettere che il carico arrivi ad altezze che già in partenza si sa non siano sicure è un attentato, da parte delle autorità nazionali e internazionali dei paesi rivieraschi, tra i quali anche l’Italia, contro i naviganti e contro l’ambiente.
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