Non più tardi di 6-7 mesi fa, le previsioni per il 2023 erano sopra il 3%, oggi sono passate a quella del -0,2% del Fondo Monetario Internazionale con un taglio, sull’ultima stima del PIL per l’Italia, pari allo 0,9%, quasi un punto percentuale.
Nel giro di un anno siamo passati dall’entusiasmo generalizzato per la ripresa post pandemia spinta dal PNRR che sembrava dovesse dare vita a uno dei pochi periodi veramente floridi per il nostro paese, a una situazione in cui si sta andando verso un periodo di stagnazione se, non appunto, di recessione.
Si parla di stime e le stime, si sa, sono fatte per non avverarsi. Una cosa è stimare a tavolino cosa accadrà nel futuro, una cosa è cosa accade sul campo, Ucraina e Covid insegnano. C’è sempre qualche cosa di incalcolabile che può accadere e può cambiare drasticamente lo scenario all’interno del quale ci muoviamo, in positivo o in negativo.
Dando per assunto che nulla succederà a variare le condizioni internazionali per evitare che la stima del Fondo Monetario Internazionale si concretizzi, questo come influenzerà il mercato delle barche? Si passerà da un eccesso di domanda a un eccesso di offerta?
C’è una possibilità che la domanda si abbassi, ma non perché ci sarà meno richiesta sul mercato dell’acquirente privato. La domanda di barche grandi, dai 45 piedi in su, si manterrà elevata, mentre, sempre minore sarà la richiesta di barche sotto questa misura.
Le barche sopra i 45/50 piedi, specialmente quelle dei cantieri Boutique, prevedono un cliente con una capacità di spesa che non sarà intaccata dall’andamento dell’economia o non lo sarà in modo tale da indurlo a rinunciare al suo acquisto.
Sotto quella misura, e soprattutto nell’area dei cantieri industriali, invece, si avrà un forte rallentamento della richiesta. L’innalzamento repentino dei prezzi, l’inflazione che ha influito fortemente sui redditi fissi e il contemporaneo aumento dei tassi d’interesse scoraggerà quella fascia di velisti che avrebbe speso tra i 150.000 e i 250.000 euro per la barca.
Questi si ritireranno sino a quando, in qualche modo, non avranno assorbito gli effetti dell’inflazione.
Per i cantieri, probabilmente, questo non sarà un grande danno. I cantieri hanno una marginalità molto bassa sulle barche sino ai 42 piedi e perdere una parte di queste gli permetterà di concentrarsi maggiormente sulle barche di grande taglia.
Per assurdo questo potrebbe portare un aumento degli utili.
Dove invece per i cantieri, soprattutto per i cantieri industriali, si nasconde il problema serio, è nel mondo del charter. L’inflazione che riguarda quasi tutti i mercati e l’aumento dei prezzi delle barche sta incidendo fortemente sul mercato del charter che non è un mercato con grandi marginalità se non in alcuni mercati specifici.
Molto probabilmente le società di charter per contenere i loro listini ridurranno drasticamente gli acquisti di barche nuove e il mercato del charter registrerà un aumento contenuto dei prezzi e un invecchiamento delle flotte.
Dal momento che il mercato del charter per i cantieri industriali rappresenta il 50% del venduto, se quanto descritto sopra sarà lo scenario del 2023, la domanda di barche dovrebbe subire un rallentamento, con la conseguenza che sia il cliente privato, sia il concessionario, che oggi non hanno nessun potere di trattativa, torneranno ad essere elementi importanti nel processo di vendita. Lo scendere della domanda accorcerà i tempi di consegna.
Quello che probabilmente non accadrà sarà una riduzione dei prezzi delle barche perché, se ci sarà la recessione, sarà, molto probabilmente, corta e a questa seguirà, già nel 2023, un nuovo periodo di espansione.
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