Nel ritrovamento del relitto gli scienziati catalogarono 3.000 reperti tra cui un piccolo disco di rame di 17,5 centimetri di diametro che destò da subito un grande interesse e che si presumesse fosse un astrolabio.
L’astrolabio è uno strumento antico costituito da un disco piatto che per molti secoli, fino all'invenzione del sestante, veniva utilizzato dai navigatori per calcolare con esattezza a che latitudine si trovassero determinando l’altezza del sole sopra l'orizzonte a mezzogiorno.
Sul piccolo disco analizzato dagli archeologi, nella parte superiore era visibile lo stemma reale portoghese, mentre sul lato inferiore era incisa una sfera armillare che apparteneva al re portoghese Dom Manuel I. Le incisioni erano la prova che l'oggetto fosse un pezzo pregiato, ma senza certezze poiché sullo strumento non si vedevano le tacche di navigazione.
Oggi, grazie all’intervento del professor Mark Williams dell’University of Warwick, che dispone di macchinari tecnologicamente avanzati di stampa 3D, e di una squadra di ingegneri, si è potuto determinare e confermare con certezza l’originalità del pezzo.
Sotto la superficie corrosa del reperto i macchinari hanno rilevato la presenza delle tacche di navigazione utili ai navigatori per la misurazione dell’altitudine del sole e della loro posizione in mare confermando l’autenticità dello strumento che, databile tra il 1495 e il 1500, risulta essere il più antico mai recuperato.
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