
Pasquali quella notte si trovava in quel tratto di mare con vento forte, mare grosso e molta pioggia a bordo di un piccolo cabinato a motore di 24 piedi in avaria. A bordo non aveva nulla né telefono, né V.H.F.. Quando aveva avvistato la nave aveva fatto di tutto per far capire che si trovava in difficoltà e il comandante, in effetti, aveva capito, la barca era alla deriva, ma non se ne curò. Comunicò per radio l’avvistamento e tirò dritto.
La Capitaneria intervenne e cominciò le ricerche, all’epoca sotto il comando del comandante De Falco, il famoso De Falco del caso Concordia. Ma le condizioni del mare e le correnti non permisero di rintracciare la barca se non la mattina seguente, quando Pasquali fu individuato e raggiunto da una motovedetta.
In seguito all’indagine della Capitaneria, il comandante della nave che non aveva prestato soccorso come avrebbe dovuto, è stato denunciato, indagato e mandato a processo. La prossima udienza del dibattimento, stando al Tirreno di Livorno, è prevista per maggio prossimo.
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