Un enorme capannone, un parallelepipedo lungo settanta metri, largo trenta e alto quindici, praticamente un hangar in grado di ospitare un aereo destinato a voli a medio raggio, squadrato e bianco, con una superficie di oltre duemila metri quadrati.
Non stiamo parlando di uno dei tanti capannoni presenti nelle aree industriali ma di un vero e proprio ecomostro spuntato all’improvviso. Dove? Sulla spiaggia di una piccola baia situata in una delle coste più belle d’Italia e del mondo: in Sardegna, a Cala Finanza, proprio di fronte all’isola di Tavolara.
Difficile capacitarsi, per quanto abituati, da cittadini del Belpaese, ad assurdità paesaggistiche e incuria nei confronti dell’ambiente, di come sia possibile che malgrado le tante leggi a tutela delle nostre coste una struttura del genere possa essere legalmente innalzata in un luogo incantevole come il mare di Capo Ceraso, che chiude a sud il golfo di Olbia.
Già, perché per quanto appaia incredibile, sembra che sia tutto perfettamente legale, addirittura non suscettibile di alcuna autorizzazione, né da parte del Comune di Loiri - Porto San Paolo, sul cui territorio ricade la zona interessata, né della Soprintendenza.
A rendere possibile questo scempio paesaggistico è la Legge regionale sarda del 23 ottobre 1985, che alla lettera D del secondo comma dell'articolo 15 consente la realizzazione di “opere oggettivamente precarie dirette a soddisfare obiettive esigenze eccezionali, contingenti e temporalmente determinate, anche di durata superiore a centoventi giorni, tali da poter essere rimosse immediatamente alla cessazione della necessità”.
Ma qual è la necessità evocata per questa assurda costruzione?
Le nozze tra il figlio del re di Giordania e una ricchissima ereditiera saudita che per l’occasione hanno affittato per tre mesi un’enorme e lussuosissima villa di cinquecento metri quadri con tredici stanze, sette bagni, piscina, campi da tennis ed eliporto.
Per l’evento sono attesi oltre quattrocento invitati e una star internazionale che terrà un concerto per celebrare i neosposi, e nel timore che non entrassero tutti nella villa è stato realizzato l’enorme capannone, fatto di pannelli bianchi sostenuti da tubi d’acciaio e chiuso anteriormente da vetri per consentire la vista su Tavolara.
Un capannone amovibile, certo, ma sappiamo bene come in Italia il concetto di temporaneità possa prolungarsi indefinitamente nel tempo: lo Stadio dei Marmi a Roma è stato ingabbiato per anni da un’impalcatura che serviva ad aumentare i posti a sedere ma imprigionava le statue di marmo che lo rendono unico nascondendole alla vista.
Sembra legale, dicevamo, perché c’è chi è di tutt’altro parere. L’organizzazione ecologista cagliaritana GrIG, Gruppo d’Intervento Giuridico, sostiene che le zone ad altissima rilevanza paesaggistica, e Tavolara che è Area Marina Protetta può essere certamente considerata tale, non sono incluse. Per questo il suo presidente, Stefano Delipieri ha chiesto al Ministro della Cultura e del Paesaggio, alla Regione Sardegna, alla Soprintendenza e alla Procura l’accesso agli atti.
Atti che però forse non esistono, perché, come detto, non è stata necessaria alcuna autorizzazione. Il sindaco di Loiri-Porto San Paolo ha confermato di non aver ricevuto alcuna richiesta, ma di essere stato semplicemente informato dalla società che gestisce l’evento che si trattava di una grossa opportunità per il territorio, a patto di mantenere la riservatezza e di concedere l’uso esclusivo per un mese del parcheggio pubblico di Cala Finanza, che però ha negato.
Il matrimonio, il cui budget per i festeggiamenti è di due milioni di euro, è previsto per il 10 giugno.
Il primo cittadino nel frattempo ha mandato una pattuglia di vigili a controllare che la struttura sia effettivamente smontabile e ha rilasciato una dichiarazione che fa ben sperare:”Il giorno dopo deve essere rimosso a costo di andare lì io con la chiave inglese a smontarlo, bullone per bullone”.
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