
Scoprite come navigare in sicurezza sotto costa rispettando la distanza minima imposta dalla ordinanze locali per il transito, gli ormeggi e gli ancoraggi.
Nell’ambito della navigazione costiera uno dei temi più critici e complessi è sicuramente quello della distanza minima dalla costa per la navigazione, gli ormeggi e gli ancoraggi.
Non a caso ad ogni stagione nautica si ripetono sistematicamente episodi di violazione delle regole in materia da parte di armatori ed equipaggi di yachts, con conseguenti sanzioni per i trasgressori, ma a volte anche incidenti drammatici.
Perché succede?
Innanzitutto perché la normativa specifica, pur conosciuta e persino segnalata sul posto, viene semplicemente trascurata dai velisti, quelli che più che marinai, sono dei veri e propri “bulli del mare”.
Altre volte, invece, non si rispetta la distanza minima dalla costa per ignoranza, o meglio, per confusione, dal momento che non esiste in Italia una regola unica valida per tutte le coste.
Vediamo allora cosa dice esattamente la legge, come informarsi e soprattutto come comportarsi quando si arriva con la barca in zone poco conosciute per rimanere in sicurezza ed evitare sanzioni.
Cosa dice il Codice della Nautica sulla distanza minima
La confusione dei diportisti spesso nasce dal fatto che il Codice della Nautica non prescrive alcuna specifica distanza minima di navigazione dalla costa, limitandosi al contrario a definire i vari limiti massimi: 6 miglia, 12 miglia o senza limiti.
La materia viene definita dall’Art. 91 -ter dal titolo “Limiti di navigazione e di distanza dalla costa”, ribadito anche dal recente Decreto 17 settembre 2024, n. 133 entrato in vigore dal 21 ottobre 2024.
L’articolo prescrive che “Nell’adozione delle ordinanze sui limiti di navigazione e di distanza dalla costa, il capo di compartimento o l’autorità della navigazione interna competente mira a garantire: a) l’incolumità dei bagnanti e dei subacquei, tenendo in considerazione le ordinanze degli enti locali per le materie di propria competenza; b) l’ancoraggio delle unità da diporto in sicurezza, anche in relazione all’incolumità delle persone a bordo, con riguardo alle località che presentano particolari caratteristiche morfologiche della costa, scarsità di ripari o fondali superiori a 10 metri”.
Ogni costa ha le sue ordinanze locali
In materia di distanza minima dalla costa, la normativa italiana viene stabilita localmente dalle diverse Capitanerie di Porto, le quali nell’emettere le varie ordinanze, che ricordiamo hanno valore di legge a tutti gli effetti, devono attenersi a due principi generali: incolumità dei bagnanti e dei subacquei e ancoraggio delle unità da diporto in sicurezza.
Quindi in definitiva come comportarsi quando si naviga lungo costa? A che distanza dalla terraferma si può dare ancora?
Per quanto riguarda la navigazione di base la distanza minima dalla costa deve aggirarsi tra i 100 e i 500 metri, variando in relazione al tipo di costa che le barche da diporto si trovano ad affrontare.
La distanza minima è quindi maggiore di fronte a degli stabilimenti balneari e minore di fronte a delle scogliere. Il presupposto è semplice: evitare scontri tra nuotatori e barche, purtroppo non infrequenti anche in tempi recenti.
A che distanza dalla costa navigare

Quindi, il primo consiglio per i velisti è quello di informarsi sulle regole locali che regolamentano lo specifico tratto di mare che si naviga, fermo restando che nella maggior parte dei casi, lungo le coste italiane, la distanza minima da tenere dalle spiagge è di 200 metri, perlomeno durante la stagione balneare.
Per le scogliere, la media è invece sui 100 metri. La norma cambia per le moto d'acqua che devono navigare a 500 metri dalle spiagge e a oltre 300 metri dalle coste a picco, oltre ad avere il divieto di allontanarsi di più di un miglio dalla costa.
I concessionari di strutture balneari sono obbligati infine a segnalare il limite nel tratto di costa scelto dalla Capitaneria di Porto locale posizionando dei gavitelli di colore rosso saldamente ancorati al fondo e posti a distanza di 50 metri l’uno dall’altro sui quali è vietato ormeggiare. I gavitelli bianchi invece segnalano il limite delle acque sicure, a 1,60 m di profondità.
Dove è possibile ancorare?
A essere regolata dalle Capitanerie di Porto locali non è solamente la distanza minima di navigazione dalla costa. Anche la distanza minima di ancoraggio è materia delle singole amministrazioni.
Non è raro, per esempio, dover rispettare il limite minimo di 200 metri per ancorare, anche di fronte a delle coste scoscese e non accessibili da terra.
In quel caso, prima di gettare l’ancora, è bene dare un’occhiata con il Gps della barca ecoscandaglio, per evitare svariate centinaia di euro di multa da parte della vedetta della capitaneria di turno.
Distanza minima dalla costa: la multa per i trasgressori
Come sempre previsto un divieto, c’è anche una multa prevista per chi non la rispetta. In questo caso che chi viene trovato a navigare oltre la distanza minima dalla costa, e quindi per esempio a 150 o 100 o meno metri dalla spiaggia, può essere multato con una sanzione amministrativa ben precisa, che va da un minimo di 103 euro a un massimo di 516 euro per i natanti da diporto, e da un massimo di 207 euro a un massimo di 1.033 euro nel caso delle imbarcazioni.
Navigare a una distanza giusta dalla costa è quindi prima di tutto una questione di sicurezza, ma anche di rispetto delle regole da conoscere e rispettare.
Va detto tuttavia che talvolta vi possono essere delle dispute sulla reale distanza dalla costa: in caso di disaccordo sul punto nave indicato sul verbale di Guardia Costiera e forze dell’ordine marittime, ricordiamo che è sempre possibile presentare un ricorso scritto.
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