giovedì 20 marzo 2025
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Se non la vendo, l’affondo

Nei momenti di crisi le barche non si vendono e c’è chi pensa di affondarle

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Un vecchio Pegasus in legno dei Cantieri di Pisa, uno di quei grandi Yacht a motore che negli anni sessanta erano la cornice abituale del jet set, oggi è una barca difficilmente vendibile e c’è chi, per liberarsene e intascare un po’ di soldi, è pronto anche ad affondarla. Questa sembra essere la storia del Kiss.
A gennaio di un anno fa, il Kiss, un vecchio Cantieri di Pisa in buono stato di conservazione, rischia l’affondamento a poche miglia a largo di Savona. Il comandante lancia il may day e si prepara ad abbandonare la barca che sta affondando. Caso vuole che a poche miglia dalla barca, si stia svolgendo un’esercitazione della Capitaneria di Porto, la quale, ricevuto il may day, inizia immediatamente le ricerche. In poco tempo, gli uomini della Capitaneria rintracciano il Kiss e evitano l’affondamento rimorchiandolo in porto, dove però, invece che essere affidato a un cantiere per i lavori di riparazione del danno che stava causando l’affondamento, è stato messo sotto sequestro.
Agli uomini della Capitaneria quell’affondamento non era piaciuto. Saliti a bordo avevano trovato la barca vuota del mobilio e degli oggetti di valore come se qualcuno si fosse curato di salvare qualcosa da un affondamento annunciato. Poi si è venuto a scoprire che la barca era stata assicurata per 600.000 euro, circa 3,5 volte il suo attuale valore di mercato e infine, in questi giorni, una perizia disposta dalla magistratura, ha rilevato che la rottura dei tubi delle prese a mare non era stata accidentale e che le pompe di sentina erano state disattivate.
Ora i due membri dell’equipaggio e l’armatore, tutti e tre della zona di Como, sono indagati per naufragio doloso.

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