Secondo quanto riportato da Greenpeace, gli ambientalisti sono riusciti a salvare più di cento balene, tallonando in continuazione la “Nisshin Maru”, l'arpionatrice giapponese più importante, che sostiene di cacciare i cetacei per scopi scientifici.
“Che bisogno c'è di scappare - ha detto Alessandro Giannì, responsabile mare di Greenpeace - se si tratta solo di ricerca scientifica? L'unica verità è che questa caccia produce soltanto una quantità enorme di carne di balena che nessuno vuol mangiare. Nei magazzini giapponesi ci sono più di 4.000 tonnellate invendute e la nazione si comincia a interrogare se sia opportuno spendere cinquanta milioni di dollari l'anno per il finanziamento di un'attività del genere”.
Soddisfatta dei risultati raggiunti è anche l'organizzazione Sea Shepard. “Abbiamo trovato il modo di salvare le balene - ha detto Paul Watson, capitano della Steve Irwin - dobbiamo semplicemente continuare a mantenere la flotta giapponese in fuga”. Secondo gli ambientalisti, per questa inutile missione che dal 8 gennaio non è riuscita a catturare nessun esemplare, sono state versate in mare più di 2.000 tonnellate di carburante.
A sorvegliare adesso i cacciatori nipponici è rimasta soltanto la “Ocean Viking”, un'unità della Marina Militare australiana. “Esperanza” tornerà probabilmente sul luogo dei delitti, mentre la “Steve Irwin” per ripartire necessita di nuovi fondi, utili ad acquistare nuovo carburante e apportare qualche riparazione alla nave.
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