Sydney – Riprende la questione antartica in nome delle balene. Con l'inizio della stagione di caccia ai grandi cetacei da parte del Giappone, si sta preparando a tornare in mare anche l'associazione Sea Shepherd, da sempre impegnata a contrastare l'attività degli arpionatori anche con metodi molto duri. E dopo aver subito lo speronamento e il conseguente affondamento del trimarano Ady Gil, Sea Shepherd ha completato la realizzazione della sua sorella maggiore, Gojira. Il nome non lascia spazio ad equivoci, in quanto richiama Godzilla, un cartone animato non certo tra i più docili. E i numeri di questa barca a tre scafi intimoriscono ancor di più: centoquindici piedi e un apparato motore capace di sviluppare velocità ben più alte di quelle delle baleniere.
Gojira sta navigando verso Hobart, per unirsi alla Steve Irwin e alla Bob Barker, le altre due unità di Sea Shepherd. “I giapponesi – ha detto Paul Watson, fondatore dell'associazione attivista – non hanno visto profitti da cinque anni a causa del nostro intervento e sono già in debito di duecento milioni di dollari. Più di novanta persone metteranno a rischio la vita contro una flotta di una decina di baleniere. Indosseranno giubbotti antiproiettile e caschi per ripararsi da granate e colpi d'arma da fuoco. Siamo meglio attrezzati, abbiamo l'equipaggio più numeroso ed esperto. E con il vantaggio di arrivare prima e di aspettarli, c'è una buona possibilità di cacciarli via per sempre dall'Oceano Antartico”.
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