Il deputato ha giustificato la sua richiesta con i 1830 diportisti portati in salvo l’anno scorso dalla SNSM, il servizio di salvataggio volontario francese. Le Meur sostiene che se anche i velisti facessero dei corsi nautici il numero di incidenti in mare diminuirebbe.
Il governo ha risposto al parlamentare asserendo che non ritiene assolutamente necessaria l’introduzione di una patente nautica per i velisti, perché andare a vela è una cosa più complessa del portare una barca a motore, e nessuno lo farebbe senza aver prima studiato e capito cosa sta facendo, quindi imporgli di fare un ulteriore corso sarebbe un aggravio burocratico inutile. La richiesta è stata quindi respinta.
Ogni anno in Francia sono rilasciate circa 90.000 patenti nautiche per barche a motore, patenti necessarie perché la barca a motore apparentemente è semplice da portare e le persone potrebbero pensare che è sufficiente salire, mettere in moto e cominciare a navigare senza conoscere i pericoli del mare.
I velisti, invece, essendo la barca a vela una cosa più complessa, avvertono il bisogno di frequentare una delle 1.000 scuole di vela francesi e nel 2018 hanno visto nei loro corsi 300.000 persone.
Per avere più dati statistici sulle richieste di soccorso in mare e poter studiare in modo più approfondito il problema, il governo ha istituito un osservatorio dell’incidente nello sport acquatico (SNOSAN) che permetterà di avere dati più precisi sul numero degli interventi e sulla loro causa.
In Italia il numero degli interventi della Guardia Costiera a favore di velisti in difficoltà è molto basso, le richieste di soccorso determinate da problemi imputabili a una cattiva preparazione dello skipper ancora di meno.
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