Il cetaceo ha nuotato sott’acqua per circa 40 secondi prima che Levin, riuscisse a sciogliere il nodo che lo teneva legato al sacco e a liberarsi.
“Quando l’Orca mi ha trascinato sott’acqua, non ho più visto nulla. Sulla mia faccia arrivavano solo bolle d’aria che non mi permettevano di vedere nulla – ha raccontato Levi – così ho chiuso gli occhi e ho cercato di rilassarmi completamente, dovevo preservare le mie energie e la mia riserva d’aria. Quello era il mio ultimo respiro, ho pensato, non ci potevo credere.”
Quando poi strattonando la cima, Levi è riuscito a sciogliere il nodo e si è ritrovato libero, ha sganciato la cintura dei pesi ed è tornato in superficie.
“Mio cugino – continua Levin – era a 30 metri da me e, mentre risalivo verso la superficie, lo sentivo battere furiosamente le pinne per raggiungermi il prima possibile. Quando sono emerso, lui era li mi si è messo dietro la schiena e mi ha sostenuto, così che ho potuto riprendere fiato con calma.”
I due ragazzi hanno raccontato che avevano visto un pod di orche a circa 300 metri e per questo stavano rientrando verso la barca, ma l’animale è stato più veloce di loro.
Si ha notizia di circa 12 vittime per incidenti che coinvolgono orche, ma tutti gli incidenti sono avvenuti con animali in cattività e gli specialisti ritengono che in nessuno caso, l’orca, avesse avuto intenzione di uccidere l’uomo, ma solo di giocare con lui.
Anche in questo caso, l’animale non voleva colpire l’uomo ma i gamberi contenuti nella sua sacca.
© Riproduzione riservata