Il traffico marittimo globale rappresenta una minaccia sempre più concreta per la sopravvivenza delle balene. Uno studio pubblicato su Science il 22 novembre 2024 ha analizzato la sovrapposizione tra le rotte navali e gli habitat delle balene, rivelando un dato allarmante: il 92% delle aree in cui vivono questi cetacei coincide con i principali corridoi marittimi.
Il traffico marittimo globale rappresenta una minaccia sempre più concreta per la sopravvivenza delle balene. Uno studio pubblicato su Science il 22 novembre 2024 ha analizzato la sovrapposizione tra le rotte navali e gli habitat delle balene, rivelando un dato allarmante: il 92% delle aree in cui vivono questi cetacei coincide con i principali corridoi marittimi.
La ricerca si è concentrata su quattro specie particolarmente vulnerabili agli impatti con le navi: la balenottera azzurra, la balenottera comune, la megattera e il capodoglio. Queste specie, fondamentali per l’ecosistema marino, rischiano seriamente di subire ulteriori perdite a causa dell’intensificarsi del traffico marittimo.
Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno analizzato 435.000 posizioni di balene, utilizzando dati di tracciamento satellitare e osservazioni dirette, e li hanno incrociati con i percorsi di quasi 176.000 navi.
Questo ha permesso di creare una mappa globale del rischio di collisione, evidenziando zone ad alto pericolo come il Mediterraneo, l’Oceano Indiano e il Pacifico nord-occidentale.
Ciò che preoccupa è la scarsità di misure protettive: solo il 7% delle aree ad alto rischio è regolamentato.
Secondo i ricercatori per cercare di contenere la situazione sarebbe sufficiente estendere le misure di tutela al 2,6% della superficie oceanica per ridurre significativamente le collisioni fatali.
Lo studio suggerisce alcune soluzioni pratiche per contenere il rischio:
- ridurre la velocità delle navi nelle aree critiche per diminuire l’impatto degli eventuali scontri;
- riorientare le rotte navali per evitare gli habitat chiave delle balene;
- promuovere regolamentazioni nazionali, dato che il 98% delle aree a rischio si trova all’interno delle zone economiche esclusive dei paesi.
Con il traffico marittimo globale destinato a triplicare entro il 2050, le misure protettive diventano una priorità. Soluzioni come la riduzione della velocità delle navi o il reindirizzamento delle rotte lontano dagli habitat delle balene potrebbero fare una grande differenza.
Lo studio, disponibile su Science (https://www.science.org/doi/10.1126/science.adp1950) arriva in un momento cruciale, con leader mondiali impegnati a proteggere il 30% degli oceani entro il 2030. Capire dove agire è essenziale per salvaguardare questi giganti del mare per le generazioni future.
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