I due, a bordo di una piccola barca con motore fuoribordo, sono stati salvati 32 ore dopo a largo del Venezuela da un cargo di passaggio.
A volte poche piccole cose rischiano di creare la tragedia, questo è quanto è capitato a John Grady e al suo istruttore di kitesurf. I due si sono allontanati in oceano a bordo di una piccola barca con motore fuoribordo per andare a cercare il vento giusto per una lezione di kitesurf.
Quando è stato il momento di rientrare, mentre Grady armeggiava in acqua per liberarsi dell’imbragatura del kite, ha sentito un tonfo, alzata la testa ha visto quello che non avrebbe mai voluto vedere, il motore fuoribordo era caduto in acqua mentre l’istruttore di kite stava cercando di metterlo in moto.
In quel momento Grady ha pensato “non sarà un dramma, torneremo a terra con il kite”, ma mentre stava cercando di salire a bordo della barca aiutato dal suo istruttore, il gancio di sicurezza del kite si è aperto e questo è volato via. A bordo non c’era nulla che consentisse a due uomini di chiedere aiuto, né viveri, né acqua salvo una bottiglietta di acqua minerale.
“Quando mi sono reso conto che non potevamo chiedere aiuto, mi sono sentito perso - ha dichiarato Grady una volta rientrato in albergo dopo il suo salvataggio. - Il mio istruttore era l’unico componente della scuola di surf, quindi nessuno si sarebbe preoccupato di non vederlo rientrare sino a tardi.”
Grady sa che l’unica speranza è che la sua ragazza, Danielle, non vedendolo rientrare, dia l’allarme.
Danielle da prima pensa che Grady sia andato a bere una birra con il suo istruttore, poi quando arriva l’ora di cena non vedendolo tornare va sulla spiaggia a cercarlo. Nel furgone della scuola di kite vede il berretto di Grady e capisce che è successo qualche cosa di grave perché Grady se fosse rientrato a terra non lo avrebbe mai lasciato lì.
Danielle è preoccupata e va alla centrale di polizia che, prima di dar il via alle ricerche, interroga la ragazza per un paio di ore. La ricerca inizia nei pub e nei ristoranti della zona e solo a notte fonda si capisce che i due potevano essere ancora in mare e si lancia l’allarme.
Le ricerche iniziate all’alba sono andate avanti tutto il giorno senza successo.
Nel frattempo Grady e il suo istruttore si sono riparati sotto la custodia del kite per avere un po’ diombra.
Nessuno aveva idea di dove i due con la barca che aveva un motore potente ed era molto veloce, questo significava che le ricerche dovevano comprendere un tratto di mare molto vasto.
“Quando è arrivato il tramonto della seconda sera, dopo aver passato in acqua ormai un giorno e mezzo e una notte – racconta Grady – cominciavo a perdere le speranze. Non sentivamo né aerei, né elicotteri sorvolare la zona. Era come se nessuno sapesse che stavamo cuocendo sotto il sole persi in mezzo all’Atlantico.”
Poi, finalmente, verso le 8 di sera, quando ormai era buio, la barca sulla quale si trovavano i due naufraghi, è entrata nel radar a corto raggio di un mercantile che stava navigando nella zona. Che l’ufficiale di plancia abbia notato quel puntino piccolissimo è stato un vero colpo di fortuna, com’è stata una fortuna che non ci fossero onde a disturbare l’immagine.
Sapendo che c’era una piccola barca dispersa in mare, l’equipaggio del mercantile ci ha messo poco a capire che quel puntino poteva essere la barca in questione e nel giro di un’ora hanno raggiunto Grady e il suo istruttore e li hanno tratti a bordo salvandoli.
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