In Francia per essere uno skipper professionista per imbarcazioni da diporto (sotto i 24 metri) viene richiesto un corso di 800 ore e un anno di navigazione certificata. L’Inghilterra invece si accontenta di 40 ore di corso e pochi giorni di navigazione certificata. In Italia per accedere alla professione di skipper occorrono diversi anni di navigazione certificata. In altri paesi non occorre nulla.
Dopo due anni di lavoro il team del progetto europeo TCC-SCV, finalista del Blue Economy Business Awards 2016, ha presentato il risultato dell’operato in un report denominato “Skipper Working Without Borders”. Il progetto ha studiato le diverse normative europee e stabilito tra i 250 e i 300 punti fondamentali per definire la figura dello skipper per imbarcazioni da diporto. Punti che dovrebbero costituire il programma di studio per il conseguimento della nuova figura professionale (nel link sotto è possibile scaricare il prospetto del programma). C’è da notare che nel programma si sono prese in esame le maggiori marinerie d’Europa, ma non quella italiana perché a causa delle nostre regole eccessivamente complicate è difficile definire la figura dello skipper professionista.
Cogliendo l’occasione della presidenza semestrale della Comunità Europea di Malta, paese particolarmente interessato a tutte le normative relative al noleggio, si sta spingendo affinchè la Commissione discuta del progetto e inizi un cammino, come già fatto per le figure professionali per le navi da diporto, che porti alla creazione di una figura unica, lo Skipper europeo.
Il problema in Europa (contando ancora anche l’Inghilterra) coinvolge tra le 50.000 e le 75.000 persone tra skippers e personale di bordo. Le barche sotto i 24 metri in charter in Europa sono circa 60.000.
Creare la figura dello Skipper Europeo sarebbe fondamentale e avvantaggerebbe molto anche i nostri professionisti che oggi hanno difficoltà ad essere imbarcati su unità con bandiera diversa da quella nazionale.
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