Uno studio dell’Università americana di Princeton, in collaborazione con quella svedese di Göteborg, ha dimostrato che negli ultimi dieci anni, ovvero dal 2010 al 2019, l’intensità dei venti è aumentata del 7%. In pratica questo significa che se dieci anni fa in un determinato periodo dell’anno e una specifica zona di mare la media dei venti era di 15 nodi, oggi è di 16,5, non cambia il mondo, ma se il fenomeno dovesse durare potrebbe diventare preoccupante.
Gli scienziati spiegano che questo non è connesso ai cambiamenti climatici ed è ciclico, ovvero che per un certo periodo (gli ultimi 30 anni) i venti sono calati, e ora è iniziata un era in cui questi aumenteranno di intensità (si prevede che lo faranno per circa dieci anni).
Il fenomeno si manifesta su tutti i mari del mondo, tranne che in uno, il Mediterraneo. Qui gli studi ci parlano di una tendenza inversa, i venti si fanno più deboli e con essi la forza del mare cala. I risultati degli studi riscontrati negli Oceani e in Mediterraneo non sono in contrasto tra loro, come spiega il climatologo Gianmaria Sannino responsabile del laboratorio di modellistica climatica dell’Enea.
I dati dell’Enea sono a lungo termine, una previsione che si protrae nel tempo per molti anni mentre quelli dello studio dell’Università di Princenton e Göteborg sono su base annuale.
I motivi di queste variazioni sono stati chiariti da poco grazie a nuove tecnologie e trovano riscontro nel fenomeno naturale conosciuto come ocean-atmosphere oscillations, fenomeno che risente delle interazioni tra oceano e atmosfera.
© Riproduzione riservata