La barca sta partecipando, con altre 29 imbarcazioni, alla regata di trasferimento della Transat Des Alizees, una regata che dovrebbe portare le barche partecipanti sulla sponda opposta dell’Oceano Atlantico.
Nelle stesse ore della stessa notte, a poca distanza dal Parsifal sta navigando anche Vincenzo Onorato il padron di Mascalzone Latino, con il suo equipaggio con la sua barca di allora, il Rejavi Aibeia, uno Swan di 17 metri.
I bollettini meteo sottostimano un fronte in avvicinamento che produrrà una burrasca con venti che raggiungeranno il grado 10 della scala Beafourt. L’organizzazione della regata, fu accertato durante l’inchiesta che seguì l’incidente, aveva avvertito i partecipanti del pericolo e consigliato loro di navigare sotto costa, mentre il servizio meteo francese Meteo Consult, molto seguito all’epoca, dava una situazione meno pericolosa e spinse le barche a tagliare il Golfo del Leone.
Le onde erano altissime, come raccontano i sopravvissuti e lo stesso Onorato, una di queste, enorme, si avventò sul Parsifal strappando gli uomini dal ponte e distruggendo l’albero che, probabilmente, battè contro la murata creando una falla.
Fu dato l’allarme, ma, la situazione era caotica, il mare bolliva, era notte ed erano molte le richieste di soccorso. Gli aerei del soccorso francese ci misero molte ore a trovare il luogo dell’incidente, molte di più di quante la temperatura del mare concedesse a chi si trovava sulla sua superficie e cercava di sopravvivere.
Alla fine tra i nove uomini dell’equipaggio del Parsifal, furono contati sei morti: Daniele Tosato, Ezio Belotti, Francesco Zanaboni, Giorgio Luzzi, Luciano Pedulli e Mattia De Carolis.
Si salvarono in tre: Rao-Torres (l’armatore), Andrea Dal Paz e Carlo Lizzati.
Così sulla Repubblica on-line del 6 novembre di quell’anno, in un articolo di Carlo Marincovich, Vincenzo Onorato, descrisse quella notte in cui anche la sua barca fu colpita da un'onda simile a quella che colpì il Parsifal:"Nel buio ho visto di prua come una muraglia oscura e non riuscivo a capire cosa fosse, la notte era chiara, la visibilità buona. La prima impressione è stata come se un gigantesco mostro marino ci sovrastasse. Poi in alto, almeno cinque metri più in alto di me, ho visto del bianco e ho capito: era un'onda che frangeva di prua a dritta. L'onda si è abbattuta in coperta e ha scaraventato a mare Alessandro, il mio compagno di turno. Era legato con una cintura di sicurezza, saltata via. Ho gridato uomo a mare e sono saliti in coperta tutti". "Abbiamo virato per ripescare Alessandro ma non è stato facile, perché l' onda aveva storto perfino la ruota d' acciaio del timone. Prima di partire avevamo fatto rifare il rivestimento in pelle della ruota: guardi qui, la pelle è ancora stracciata, divelta. Ogni volta che tentavamo di gettare una cima ad Alessandro, il vento la portava via. Alla fine gli siamo andati addosso con la barca e lui è riuscito ad aggrapparsi con il braccio destro, il sinistro è completamente fuori uso, una lussazione grave. Ma per grazia di Dio ce l'abbiamo fatta, sennò a quest' ora anche noi staremmo a piangere un morto".
L’affondamento del Parsifal suscitò lunghissime polemiche, sulle cause del suo affondamento ne furono dette molte, furono sentiti i più grandi velisti dell’epoca e qualcuno su quella disgrazia ci speculò per creare una carriera.
Da quello che si capisce leggendo i verbali della procura di Rimini e della commissione d'inchiesta della Direzione marittima di Ravenna che indagarono sul caso, sono stati più fattori contingenti che messi insieme alla forza del mare in quel preciso momento hanno generato la tragedia.
(dalla Gazzetta dello Sport del 25 novembre del 1997)
Secondo la commissione d'inchiesta, ci sarebbe stata un'imprudenza dello skipper Mattia De Carolis, deceduto nel naufragio, per non aver assunto una rotta che consentisse una navigazione sicura. Imprudenze anche dell'armatore, Giordano Rao Torres, uno dei tre sopravvissuti, che non avrebbe impedito che la sua imbarcazione venisse utilizzata al di là delle prestazioni tecniche che era in grado di fornire e che non avrebbe adottato misure idonee a consentire una prolungata permanenza in mare dell'equipaggio in caso di naufragio. La commissione d'inchiesta della Direzione marittima di Ravenna avrebbe rilevato negligenze del responsabile legale della societa' francese Meteo Consult per aver fornito indicazioni errate allo skipper inducendolo a valutazioni sbagliate sulla rotta da seguire. La società avrebbe fornito all'equipaggio indicazioni in contrasto con quelle dei meteorologi del comitato organizzatore della regata, che avevano previsto la tempesta e suggerito la navigazione sotto costa.
"La commissione d'indagine amministrativa - ha dichiarato il comandante Giulio Cherubini, direttore marittimo dell'Emilia Romagna, presidente della commissione d'inchiesta formale per i sinistri marittimi - ha fatto un'analisi ad ampio respiro, più complessa. Le nostre sono comunque conclusioni tecniche. Spetterà al magistrato stabilire se sono ravvisabili ipotesi di reato."
Certo è che in quella notte maledetta, il Parsifal e il Rejavi Aibeia di Vincenzo Onorato non furono le uniche due barche a subire incidenti gravi a causa dello stato del mare.
Tra il 2 e il 4 novembre in quello stesso tratto di mare si sono avuti i seguenti incidenti e con richiesta di soccorso:
1) l’imbarcazione Cristallin disalbera, l’equipaggio (3) recuperato da un elicottero francese
2) il Rejavi Aibeia, perde un uomo in mare che viene recuperato dallo stesso equipaggio, non viene lanciato alcun messaggio di soccorso
3) il Parsifal perde 6 uomini in mare, altri tre sono recuperati da un elicottero francese
4) il catamarano Bayette scuffia, in mattinata recuperato un naufrago, 4 i dispersi, impegnati un aereo ed un elicottero francesi
5) l’imbarcazione Ngor in difficoltà, interviene un elicottero italiano su richiesta della Guardia Costiera francese che non aveva mezzi per l’intervento in quel momento, sotto le indicazioni dell’elicottero saranno recuperate 2 persone da un cargo
6) l’imbarcazione Ruskal è in difficoltà, 5 persone recuperate dalle forze di soccorso italiane, impegnati 1 aereo e 1 elicottero italiani
7) l’imbarcazione Naiaco disalbera, viene localizzata in modo fortunoso mentre gli
elicotteri cercavano il catamarano Bayete, l’equipaggio di 3 persone viene recuperato da un elicottero francese.
Il bilancio finale di quella lunga burrasca fu di 10 morti, tra i quali i 6 uomini del Parsifal e 4 uomini del catamarano. Oltre i sette casi qui riportati ci sono stati molti altri casi d’incidenti per i quali non abbiamo sufficienti informazioni per riportarli.
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