Avvistati in Calabria, in due distinte occasioni, altrettanti esemplari di pesce scorpione, una specie tanto bella a vedersi quando pericolosa. A lanciare l'allerta è stato l'ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha provveduto a informare la Capitaneria di Porto di Crotone.
Il primo episodio è avvenuto pochi giorni fa nei pressi di Le Castella (KR), dove alcuni pescatori professionisti ne hanno catturato un esemplare alla profondità di 24 metri.Il secondo avvistamento è avvenuto il 25 giugno, durante un'immersione ricreativa lungo le coste di Marina di Gioiosa (RC), a circa 12 metri di profondità. Entrambe le località si trovano sul versante ionico della Calabria.
Il pesce scorpione (nome scientifico Pterois miles) è diffuso in tutti i mari, dall'Oceano Indiano alla Polinesia, ma anche in Australia e Giappone. Si è diffuso nel Mar Mediterraneo dalla fine degli anni Novanta, nuotando probabilmente attraverso il Canale di Suez. Si tratta di una specie molto invasiva che entra in competizione con le specie autoctone risultando molto spesso vincente.
Avvistato per la prima volta in Italia nel 2016, in Sicilia, ha invaso anche diverse zone delle coste Atlantiche provocando un grave impatto ecologico. Il suo aspetto è molto vistoso: il corpo, lungo circa trenta centimetri, presenta fasce verticali rosse o marroni su sfondo bianco caratterizzato da ampie e vistose pinne.
Pur essendo commestibile e le sue carni considerate prelibate, è estremamente pericoloso per gli esseri umani. I suoi aculei, presenti all’estremità della pinna dorsali e di quella anale, possono infliggere punture molto dolorose a causa del rilascio di un potente veleno, una miscela di neurotossine e citotossine che provoca dolore fortissimo e una lunga serie di effetti che comprendono gonfiore, vomito, difficoltà respiratorie e tachicardia. Nei casi più gravi può portare shock anafilattico, paralisi e perfino uccidere.
È bene ricordare che anche da morto, il pesce scorpione va maneggiato con estrema cura: le sue spine sono in grado di rilasciare il veleno fino a 48 ore dopo la sua morte.
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