Questo l'appello lanciato all'armatore e alle autorità italiane da Antonio Verrecchia e Eugenio Bon, due degli ostaggi del mercantile italiano Savina Caylyn in mano ai pirati somali dallo scorso 8 febbraio 2011.
Con l’autorizzazione dei pirati, che da nove mesi tengono in ostaggio la nave, i due ostaggi hanno telefonato al sito "Libero reporter" per affidare il loro appello.
I due hanno detto che le condizioni di detenzione sono pessime e loro, insieme agli altri marittimi, sono all’estremo delle forze. Alcuni componenti dell’equipaggio, tra i quali il comandante e alcuni ufficiali sono stati portati a terra come deterrente contro eventuali blitz, dove, come raccontano i due per telefono, le condizioni di detenzione sono ancora peggiori e i prigionieri vengono tenuti legati mani e piedi.
La compagnia di navigazione, la Fratelli D’Amato, aveva promesso di chiamare a bordo per giungere a una soluzione del sequestro, ma ciò non è mai avvenuto. Nell’appello si chiede attenzione per il caso di questi italiani che ormai da molti mesi sono prigionieri dei pirati senza che sia data loro alcuna speranza.
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