Il nostro dato è di 6,5 persone per milione di abitanti contro il dato europeo che è di 35 persone per milione di abitante.
In numeri assoluti, in Italia muoiono per annegamento circa 400 persone l’anno. Un numero costante da qualche anno a questa parte sotto cui, per quanto ci si sforzi di fare campagne preventive, non si riesce a scendere, anche se si tratta di un numero comunque inferiore rispetto a quello di qualche decennio fa. Negli anni settanta i morti per annegamento erano circa 1.200 l’anno.
Gli incidenti dove si rischia o si ha l’annegamento sono pochi, circa 800 l’anno, ma il tasso di mortalità è elevatissimo, 1 su 2. Si consideri che negli Stati Uniti, dove l’annegamento è la seconda causa di morte per i bambini sotto i 14 anni e ha un tasso di decessi dovuto a questa causa che ammonta al doppio del nostro 12,5 per milioni di abitanti, la percentuale di decessi sul numero d’incidenti è un quarto della nostra.
Gli annegamenti in mare, sul totale sono circa la metà, gli altri avvengono in piscine anche molto piccole e in acque interne.
Gli annegamenti conseguenza d’incidenti che coinvolgono barche da diporto coprono una percentuale molto bassa che non arriva al 5% del totale.
Le cause d’annegamento, sono in una buona parte dei casi da ricercarsi in un'ignoranza sulle norme di sicurezza da adottare quando si è in acqua.
Ci sono persone che stanno per ore sotto il sole e poi fanno una corsa e si buttano in acqua, altre che vogliono entrare in acqua anche se è esposta la bandiera rossa e il mare non è calmo.
In Italia non ci sono dati precisi, ma in Inghilterra, dove è stata condotta un'indagine statistica, è risultato che la metà delle morti per annegamento di adulti, è dovuta al consumo di alcool. Persone che cadono in laghi artificiali, fiumi, o corsi d’acqua opera dell’uomo.
La maggior parte delle morti di minori è dovuta, invece, alla mancanza di sorveglianza da parte degli adulti.
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