La regata partirà tra fine maggio e inizio giugno 2021, data ufficiale in arrivo, e si va a inserire in un difficile calendario del 2021 che ha per la vela, come “portata” principale del menù, ovviamente le olimpiadi di Tokyo.
Il format ufficiale della The Ocean Race, anche per questa regata europea, prevede che le barche ammesse siano i vecchi VO65 e i nuovi Imoca 60 foiler. Positivo il feedback dei velisti, a comincia-re da alcuni partecipanti al Vendée Globe che potrebbero essere interessati a partecipare con i loro Imoca, ma in equipaggio, a quest’evento europeo.
E l’Italia?
Per quanto riguarda l’Italia, che come detto ospiterà la tappa finale del vero e proprio giro del mondo, ancora non c’è alcuna notizia ufficiale circa la possibilità di vedere una barca con il tricolore a poppa in regata alla The Ocean Race Europe o alla The Ocean Race del 2022.
Non mancano però ovviamente i rumors e le piste in questo momento sono sostanzialmente due.
La prima, che si sta muovendo più sottotraccia, non è recente ma è sempre una pista calda che potrebbe avere risvolti futuri: il progetto di Francesca Clapcich, velista triestina con due olimpiadi alle spalle e una partecipazione alla Volvo Ocean Race, che sta lavorando alla possibilità di mettere su un team tutto al femminile.
La seconda è invece recente e ci riporta a un nome già noto nella cronaca delle regate italiane: Renato Azara. L’imprenditore sardo aveva già provato, senza successo, ad avviare una campagna per la Coppa America, adesso torna in pista per un progetto non meno ambizioso, quello di partecipare al giro del mondo con un’Imoca 60 e un team tutto italiano che avrà il nome di Nuraxi-Adelasia di Torres.
L’iscrizione alla regata è stata già versata, ma questo significa poco in realtà perché il budget necessario non si ferma alla fee d’ingresso che di fatto è solo un gettone per figurare tra i team candidati alla partecipazione.
Il budget di partenza per un giro del mondo come The Ocean Race va valutato in oltre 10 milioni di euro. A pesare sul bilancio di un progetto simile non c’è solo l’acquisto della barca e il mantenimento di un team di professionisti, ma anche la logistica complessa di un giro del mondo che prevede l’eventualità che lo shore team, il team di terra, possa intervenire, coadiuvato comunque dall’organizzazione della regata, in caso di necessità o incidenti in alcuni degli angoli più remoti del pianeta per dare assistenza alla barca.
L’Italia nelle ultime edizioni ha avuto diversi velisti impegnati nella regata, come Alberto Bolzan e la già citata Francesca Clapcich, per non parlare dell’impegno del cantiere italiano Persico Marine nella costruzione dei Volvo Ocean 65.
Una barca con il tricolore a poppa manca però addirittura dall’edizione 1993-1994 del giro del mondo, quando la regata si chiamava ancora Whitbread Round the World Race e a parteciparvi fu Brooksfield di Guido Maisto.
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