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venerdì 13 settembre 2024
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Non volevo morire e non sono morto

Abhilash Tomy, annuncia che parteciperà alla prossima Golden Gold Globe Race

Abhilash Tomy
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Nuova Delhi (India) – La platea è gremita di persone che sono convenute alla conferenza Hindustan Times Leadership Summit a New Delhi, in India, per ascoltare i guru dell’economia asiatica, una platea non troppo generosa in fatto di applausi, abituata ad accogliere grigi professori dai grandi cervelli che però non riescono a far vibrare le corde delle emozioni. Ma quando il comandante Abhilash Tomy sale sul palco la folla si alza in piedi e applaude per diversi minuti, molti agitano bandierine dell’India, tre signori, sulla destra della platea, sono in piedi impettiti e fanno il saluto militare.

Tanto entusiasmo è dovuto al temperamento e alle gesta di questo ufficiale della Marina Militare Indiana che, lo scorso settembre, mentre partecipava alla Golden Globe Race, durante un uragano, cadde all’interno della sua piccola barca di 40 piedi e si procurò una lesione alla spina dorsale che lo paralizzò.

Per regolamento di regata la barca doveva essere stata costruita prima del 1988 e non avere a bordo alcuno strumento elettronico tranne quelli dei casi di emergenza, custoditi in una sacca che se fosse stata aperta avrebbe comportato l’esclusione automatica dalla regata. Nonostante la situazione drammatica, Tomy riuscì a trascinarsi su di una branda e legarsi per non rotolare giù a ogni onda che ormai, la sua barca senza più equipaggio, prendeva di lato. Onde enormi, palazzi che si abbattevano l’uno dopo l’altra su una delle fiancate.

Tomy, riuscì a tirare a se la sacca di emergenza e aprila, quindi inviò un messaggio testuale all’organizzazione della Golden Globe Race comunicando la sua posizione e le sue condizioni.

I soccorsi partirono subito, in poche ore fu messa in piedi un’enorme operazione di ricerca e soccorso per un uomo paralizzato all’interno di una piccola e vecchia barca al centro di un uragano nell’Oceano Indiano.

Vennero deviate navi commerciali e navi militari e fatti alzare in volo aerei da ricognizione.

Nella sala operativa del centro di coordinamento SAR si sperava che la barca resistesse all’uragano e che Tomy non mollasse.

Tomy non aveva nessuna intenzione di mollare e lo ha raccontato alla conferenza. “La marina militare mi ha insegnato che in condizioni difficili come quelle, l’unica cosa importante è sopravvivere – ha detto Abhilash Tomy. – Non si muore per le ferite, si muore perché perdi la speranza di sopravvivere. La marina non ti insegna come trovare quella forza, ma stando in marina acquisisci un’esperienza tale che ti permette di farcela.”

Tomy rimase sdraiato su quella branda paralizzato dalla vita in giù per tre giorni e tre notti, finché i soccorsi non lo raggiunsero e con un’operazione non semplice, visto l’alto rischio di procurargli danni maggiori a quelli che già aveva, lo portarono via.

Fortunatamente il midollo spinale non si era reciso e con molta fisioterapia e forza di volontà Abhilash Tomy oggi è tornato a camminare.

Tutti vogliono fare domande lui indica alcune persone e queste chiedono qualche cosa.

Una signora gli chiede se quei tre giorni fossero stati i giorni più brutti della sua vita. “E’ facile pensare che tre giorni passati legato a una branda con la paura di non poter mai più tornare a camminare, sbattuto come in una lavatrice dalle onde con la barca che scricchiola in ogni comento, possano essere un vero incubo – dice Tomy. Ma questo per chi non ha mai fatto parte della Marina Militare Indiana, se invece ne fate parte sapete che un giorno in marina è più duro di ogni altra esperienza.”

© Riproduzione riservata

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