La comitiva di diportisti romani aveva preso il mare sabato mattina. Alle 10, la barca ha cominciato a imbarcare acqua rapidamente, tanto che si è rigirata e poi è affondata senza dare il tempo ai tre marinai di prendere il giubbotto salvagente o l'autogonfiabile, né di lanciare una richiesta di soccorso con informazioni precise. Da qui è cominciata l'odissea per i tre naufraghi. Il primo diportista ad essere tratto in salvo è stato Enrico Caliccia, recuperato nel pomeriggio da un gruppo di velisti di L'Aquila. Solo da quel momento, però, sono potuti partire i soccorsi. Nella serata di sabato è stato trovato il corpo senza vita di Antonio Di Domenico, a poche miglia da Capo Comino. Non sapeva nuotare e aveva provato ad aggrapparsi all'altro compagno, Massimo Quattrucci, che era riuscito a sorreggerlo per poco più di un'ora. Quattrucci, invece, è riuscito a raggiungere a nuoto la spiaggia di Capo Comino, verso mezzanotte. L'aiuto della corrente e un fisico robusto hanno permesso al sessantaduenne di sopravvivere dopo tredici ore in mare.
La procura di Nuoro ha aperto un'indagine per capire le cause dell'incidente. Saranno fondamentali le deposizioni dei due naufraghi rimasti in vita, che potranno fornirle non appena torneranno in forza, così come il recupero dell'imbarcazione. L'affondamento dell'unità, varata un mese fa, potrebbe essere dovuto a una falla o a un problema alle valvole di scarico.
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