Erosi dalla ruggine molti bulloni sono prossimi a saltare e con essi gli ancoraggi che assicurano le basi delle piattaforme al fondo del mare. Nel caso ciò accadesse, nonostante tutti i sistemi di sicurezza di cui le piattaforme sono dotati, si avrebbe un enorme sversamento di greggio in mare.
A lanciare l’allarme è il Wall Street Journal che paventa scenari catastrofici simili e, forse, anche superiori a quanto accaduto nel 2010, quando un'esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon provocò la più grande fuoriuscita di greggio nella storia degli Stati Uniti.
L'inchiesta è scattata nel 2013 quando un fornitore di GE ha richiamato in tutto il mondo un tipo di bullone difettoso in uno dei suoi "blow-out preventer", il meccanismo che entra in azione in caso di emergenza e che nel caso di Deepwater non aveva funzionato a dovere. I bulloni, corrosi dalla lunga immersione in mare talvolta "saltavano", con il rischio potenziale di fuoriuscite di petrolio.
Non si tratta di un problema limitato a GE, ha scoperto poi l'agenzia federale: interessa le due maggiori aziende rivali che producono i blow-out preventer e i bulloni usati in altre parti delle trivelle sottomarine.
Secondo il ministero, si tratta di un problema generalizzato che va risolto al più presto e che riguarda 2.400 piattaforme nel Golfo del Messico, 23 in California e 1 al largo dell'Alaska.
Gli esperti del Ministero degli Interni statunitense al momento si stanno concentrando sul capire cosa sia andato storto: se la lega usata nei bulloni o il modo con cui sono stati installati.
Dai risultati dell’indagine dovranno nascere nuove regole. Quelle attuali sono ancora troppo vaghe e consentono ai titolari delle licenze estrattive di non denunciare al governo attrezzature difettose a eccezione del caso di fuoriuscita di greggio.
Tuttavia, un primo cambiamento lo si dovrebbe avere a fine mese, quando, il 28 luglio, entreranno in vigore le nuove misure deliberate in seguito al disastro del 2010.
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