Che il sistema, che consisteva nel consegnare al diportista fermato per un controllo un bollino blu adesivo da apporre in una zona visibile sulla propria barca, avesse qualche problema lo avevamo capito quando, a giugno, dopo la sua entrata in vigore abbiamo cercato senza riuscirci di avere chiarimenti sul suo funzionamento presso la Capitaneria di Porto, come se, la direttiva del Ministro Passera, non fosse mai stata emanata.
Sarebbe scorretto però dire che il “Bollino blu”, non ha funzionato. Questo, in alcuni tratti delle coste italiane, dove probabilmente i comandanti degli uffici delle Capitanerie erano più informati così come quelli degli altri corpi di Polizia, il “Bollino Blu” ha funzionato e ha evitato ai diportisti di essere fermati più volte inutilmente.
Sorpassato il Bollino Blu, ora c’è solo da sperare che entri presto in funzione il sistema d’informatizzazione dei registri delle Capitanerie di porto per far sì che si possa sapere a chi appartiene un’imbarcazione direttamente via telematica.
Probabilmente, per raggiungere realmente lo scopo e riuscire a creare quello che si annuncia da anni, bisognerebbe smettere di dire che il problema è serio e grande e che digitalizzare tutte quelle schede non è cosa semplice. Questi discorsi servono solo a far lievitare i costi dell’operazione, per la quale sono stati già stanziati e persi diverse decine di milioni di euro. in realtà per mettere in rete in sicurezza le 200/300.000 schede che si trovano nei registri cartacei della Capitaneria, sarebbe sufficiente un database dal costo contenuto e un po’ di buona volontà.
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