giovedì 7 novembre 2024
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Brexit, quali influenze avrà sulla nautica italiana e europea

Brexit, the day after: i protagonisti del mercato ci danno la loro previsione

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Londra – Il 24 giugno 2016, il giorno dopo il referendum che ha visto la Gran Bretagna decidere di uscire dalla comunità europea per tornare al suo storico isolamento di isola oltre Manica, si sono aperti scenari che, sino al giorno prima del referendum, erano impensabili.

La reazione dei mercati finanziari è stata ancora più dura di ogni più funesta previsione tanto da ricordare e superare i momenti peggiori della crisi che ci stiamo lasciando alle spalle.

La sterlina è crollata facendo un salto nel passato di oltre 30 anni, Sandard & Poor’s ha annunciato la possibilità di declassare il Regno Unito, Morgan & Stanley hanno cambiato l’outlook sul debito dell’Inghilterra da “stabile” a “negativo”, le borse di molti paesi anche non europei hanno subìto cali a due cifre, la borsa italiana, la più colpita tra le economie avanzate, ha registrato la peggior prestazione di sempre con un -12,5%.

Quanto accaduto avrà sicuramente degli effetti su tutti i settori economici, il problema vero è capire di che intensità saranno e quali conseguenze avranno.

Solovelanet ha voluto sentire alcuni tra i principali manager del settore nautico che vivono l’evolversi del mercato quotidianamente e autorevoli giornalisti che per la natura del loro lavoro conoscono a fondo le dinamiche del mondo della vela ponendo a loro una domanda che in molti nel settore si stanno facendo: “Cosa succederà, quale sarà l’impatto della Brexit sulle aziende della nautica?”.

Se all’inizio del nostro lavoro ci aspettavamo di trovare una grande preoccupazione, ci siamo dovuti ricredere. Nessuno degli intervistati si è mostrato particolarmente preoccupato, e alcuni, anzi, si sono detti sicuri che quanto accaduto non avrà grandi conseguenze. Il minimo comune denominatore è la preoccupazione per quello che farà l’Europa. Tutti gli intervistati vedono nell’atteggiamento dell’Europa il vero pericolo per gli Europei.

Se l’Europa si compatterà e cambierà marcia intraprendendo la strada verso una maggiore e più equilibrata integrazione, allora la Brexit avrà conseguenze nefaste soprattutto per il Regno Unito, in caso contrario saremo noi a pagare il conto della decisione inglese.

Di seguito, in sintesi, i diversi commenti raccolti ieri 24 giugno a poche ore dall’annuncio della vittoria del “leave” sui “remain”.

Michele Ricci, CEO di Solaris Yachts, ci ha detto che a suo parere il mercato nella fascia alta non risentirà di quanto accaduto. Ricci è convinto che chi si può permettere di comprare un Solaris non si preoccuperà più di tanto dell’instabilità che si verificherà in conseguenza al voto inglese. “In ogni caso – dice Ricci - il mercato inglese per noi rappresenta molto poco.

Più cauto, Fabio Planamente, direttore generale del Cantiere del Pardo che, pur non essendo particolarmente preoccupato, ci dice che a suo giudizio l’instabilità generatasi con il voto inglese avrà delle ripercussioni almeno nell’immediato. “La decisione degli inglesi - ci dice Planamente - genera instabilità e incertezza. Alcuni clienti vorranno aspettare che le acque tornino a quietarsi per valutare razionalmente le conseguenze della decisione dei britannici prima di affrontare il problema barca. Credo che ci dobbiamo aspettare un rallentamento delle vendite sino a settembre, ottobre.” Planamente prevede delle conseguenze serie solo nel caso in cui i leader europei non siano in grado di ricompattare la comunità dando ossigeno ai movimenti populisti che innescherebbero un effetto a catena.

Gianguido Girotti, direttore marketing e sviluppo prodotto della Beneteau, è preoccupato soprattutto per le conseguenze dell’andamento della sterlina. “Per noi il mercato inglese è un mercato importante, il crollo della sterlina fa sì che le nostre barche per un cittadino del Regno Unito oggi siano più costose di quanto lo erano la settimana scorsa.” Anche Girotti, però, si dice convinto che, per quanto riguarda l’Europa continentale, sarà una difficoltà momentanea e che, nel giro di sei mesi, le cose torneranno alle dinamiche pre-voto. “La transizione verso l’uscita della Gran Bretagna dalla comunità europea – dice Girotti - è un processo lungo, ed è interesse di tutti che sia il meno traumatico possibile. Credo che le cose non cambieranno molto.

Sulla stessa linea di pensiero del direttore generale del Pardo, troviamo Federico Martini nella sua doppia veste di Ceo della Sirnew, società che importa nell’Europa meridionale le imbarcazioni del cantiere turco Sirena Marine - produttore degli Azurre e degli Euphoria - e consigliere di amministrazione del cantiere stesso che appartiene al gruppo Kıraça. “Come importatore – dice Martini - credo che gli effetti della Brexit ci saranno, ma saranno limitati nel tempo. I nostri clienti sono persone che hanno patrimoni che devono gestire e, eventi come la Brexit, generano instabilità e incertezza, cosa che porterà alcuni di loro a fare uno stop negli acquisti. Sono certo che comunque da qui a sei mesi la situazione ritroverà il suo equilibro e le cose torneranno come prima. E’ un peccato, – continua Martini - perché questa stagione ha visto un buon incremento delle vendite dei nostri marchi in Italia e questo stop non ci voleva. Come cantiere, invece, siamo preoccupati per la situazione del Regno Unito dove vendiamo bene. A nostro parere sarà il Regno Unito a pagare il prezzo maggiore di questa pazzia e, sicuramente, avremo delle ripercussioni sulle vendite verso quel mercato.

Dopo aver sentito alcuni tra i maggiori rappresentanti della cantieristica italiana e estera, abbiamo voluto capire quali potrebbero essere le conseguenze sul mercato del charter intervistando Gianni Costetti, CEO di Navalia, una delle più importanti agenzie di charter italiane che ogni anno muove migliaia di persone in giro per il mondo. “Credo che le conseguenze più negative per quanto riguarda il mercato del charter – ci dice Costetti - saranno per gli inglesi che, con una sterlina deprezzata, avranno un minore potere di acquisto. In Italia il flusso di charteristi dall’Inghilterra – continua Costetti - è molto contenuto e, anche se questi dovessero diminuire, la cosa non inciderebbe in modo significativo sul mercato del charter nazionale. Cosa diversa è per altre nazioni come la Grecia o la Spagna che, più di noi, sono state capaci di sviluppare il turismo d’oltremanica e che ora subiranno maggiormente il crollo della sterlina, sempre che questa non torni ad apprezzarsi nel breve periodo.

Per finire abbiamo intervistato uno dei giornalisti più autorevoli e conosciuti nel settore della nautica italiana, Antonio Vettese, ex direttore della rivista Vela e Motore, collaboratore del Sole 24 ore e ex consulente dell’UCINA, che ci ha dato una lettura diversa della Brexit. “Personalmente – ci dice Vettese – credo che per la nautica inglese l’uscita dalla Comunità Europea porterà dei grandi vantaggi. La Gran Bretagna è un paese fortemente liberale che non ama legiferare su tutto come accade in Europa. La nautica del Regno Unito con una maggiore libertà ne approfitterà per dare più vantaggi per chi userà la bandiera inglese e per gli equipaggi professionali che non dovranno più sottostare alle regole comunitarie. In generale, specialmente per quanto riguarda i superyacht, l’Inghilterra diventerà un paese più appetibile e in Mediterraneo avremo ancora più bandiere inglesi.”

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