Per quanto lo scapigliato primo ministro inglese faccia la parte del duro, sa perfettamente che senza l’UE, l’Inghilterra e i suoi commerci avranno il fiato corto, quindi a fari spenti si adopererà per trovare un accordo ragionevole.
Nauticamente parlando, per come stanno ora le cose, quali saranno i rapporti tra noi e l’Inghilterra?
Difficile dire, sin tanto che tutti gli accordi non saranno portati a termine non si potrà mettere un punto, tutto quello che si può fare al momento è fare delle ipotesi.
Il problema riguarda un numero ristretto di persone, ma è un problema che se, gestito male, potrebbe diventare serio.
Tutto verte sul fatto che una barca che batte la Union Jack sino a una settimana fa era una barca europea ma che oggi è un’unità extraeuropea quindi, a rigor di logica, nel momento in cui si trova ormeggiata in un porto della Comunità, si trasforma in un’importazione temporanea. Ciò significa che entro sei mesi deve lasciare le acque della Comunità o cambiare bandiera e immatricolarsi in Europea pagando l’IVA e le tasse d’importazione.
Un altro aspetto che potrebbe diventare complicato è quello della patente nautica. Nella Comunità Europea un cittadino italiano può navigare davanti alle coste francesi e l’unica cosa che gli sarà chiesta è di avere una patente valida nella nazione di appartenenza, un certificato per l’uso del V.H.F. e le dotazioni di sicurezza previste dalla bandiera della barca. Tutto piuttosto semplice, ormai quasi scontato. Per un inglese le cose però non sono più così scontate. Ora, secondo i nuovi regolamenti, bisognerà vedere se il certificato RYA, che non è una vera e propria patente nautica, sarà riconosciuto nella comunità, se così non fosse, un inglese non potrebbe più condurre una barca italiana in acque italiane, ovvero gli inglesi finirebbero di fare vacanze bareboat in Mediterraneo.
Un italiano non potrebbe più navigare in acque territoriali italiane con una barca battente bandiera inglese come, invece, potrebbe fare, con una barca battente bandiera italiana.
C’è il rischio che il certificato da radiotelefonista italiano non sia riconosciuto in Inghilterra, o che l’assicurazione che ci copre in tutta Europa, non si valida se andiamo a fare il Fastenet, almeno per la parte che concerne le acque territoriali inglesi.
Tutto questo si muove nel mondo del se. Se UE e UK non troveranno un accordo, o se l’accordo sarà soft o hard. Per il momento l’unico suggerimento, se si vuole immatricolare con la Union Jack, è aspettare, potrebbe non essere una buona scelta.
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