La cancellazione del BOOT non ha sorpreso più di tanto. Che il salone non si sarebbe tenuto o si sarebbe tenuto in forma molto ridotta era già evidente da tempo.
A partire da Novembre è stato un susseguirsi senza interruzioni di cantieri che hanno annunciato il loro ritiro dall’esposizione nonostante la forte opposizione del salone.
Inizialmente a ritirarsi sono stati cantieri di medie e piccole dimensioni, Nauticat, X-Yacht, Hallberg Rassy. Poi è arrivata la notizia che il gruppo Beneteau e il Gruppo Fountaine Pajot si erano ritirati e questo ha provocato il libera tutti. Da quel momento nel giro di pochi giorni il mondo della vela ha abbandonato il BOOT nonostante il salone continuasse a scrivere che ci sarebbero state molte barche e che i rinunciatari non erano cantieri così importanti da provocare la chiusura del BOOT.
Questa seconda chiusura potrebbe avere riflessi negativi sul BOOT. La gestione della crisi da parte della dirigenza della fiera potrebbe aver provocato dei danni d’immagine importanti al salone.
Come ha fatto notare in parte anche Yacht.de nella sua edizione on line in un articolo dedicato all’argomento, diversi dirigenti dei cantieri che hanno rinunciato a partecipare al BOOT prima che questo fosse annullato, non hanno vissuto bene il tentativo del salone di indurli a partecipare e pagare le prenotazioni degli spazi anche quando era evidente che qualche cosa non stesse funzionando.
Di questa situazione, nell’eterna guerra che contrappone i più importanti saloni nautici del mondo, si potrebbe avvantaggiare il Salone Nautico di Genova che sino ad ora non ha mai cancellato una edizione ma, limitandosi a spostare le date del salone del 2020 che si tenne a ottobre invece che a settembre dimostrò, seppur aiutato dalla fortuna, di saper gestire la situazione e di poter garantire il successo del salone, cosa che al BOOT non è riuscita al di la del fatto che la cancellazione non è dipesa dal BOOT ma da un ordinanza governativa.
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