Nel dibattito sono stati resi noti alcuni dati che ben fotografano le condizioni drammatiche in cui si trova il settore nautico e evidenzia i danni subiti da questo con le politiche incoscienti dell’ultimo governo Berlusconi e del governo Monti e che oggi continua a subire a causa dell’immobilismo del presente governo.
Nel 2011 i diportisti italiani avevano speso nei nostri porti circa 1,1 miliardi di euro, questa cifra nel 2012 è scesa a poco meno di 484 milioni di euro, con una caduta libera pari al 56% del fatturato perso in un solo anno. I contratti di ormeggio sono calati del 26% e i posti in transito sono rimasti scoperti per il 34%.
A dispetto di questi numeri, il numero di infrastrutture portuali dedicate al diporto a livello nazionale tra il 2007 e il 2012 sono aumentate del 9,6%.
Il Presidente dell’Assonautica Alfredo Malcarne ha individuato nella formazione, l’informatizzazione e l’internazionalizzazione, le soluzioni alla crisi, mentre il pubblico presente sembrava più convinto che un'azione dell’Agenzia delle Entrate più moderata, meno scenografica e più efficiente e un maggiore impegno contro la corruzione politica avrebbero permesso al settore nautico di tornare a creare posti di lavoro, invece che distruggerli.
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