Grassi, quella frase, la pronuncia il 23 febbraio del 2002 a bordo della nave da guerra Maestrale impegnata nella missione Eduring Freedom nel corno d’Africa. Il comando della Maestrale voleva riversare in mare i fluidi oleosi che si erano accumulati in sala macchina con grave danno per l’ambiente, il Tenete di Vascello Grassi e due suoi commilitoni, si sono rifiutati di farlo salvaguardando il mare in cui navigavano tenendo alto l’onore della Marina Militare.
Il suo superiore tuttavia, invece di riflettere sul perché di tanto ardire, ordinò l’arresto dell’ufficiale e gli inflisse 15 giorni di reclusione più una nota di demerito, nota che avrebbe inficiato irrimediabilmente la carriera dell’allora trentenne David Grassi.
Quell’arresto e quella nota hanno avuto effetti gravi sulla carriera di Grassi che due anni fa ha abbandonato la marina militare.
"In questo lasso di tempo, - racconta Grassi, che adesso lavora come ingegnere civile - ho perso molte cose, sia a livello personale, familiare che professionale, ma tornando indietro, rifarei quello che ho fatto. Forse non proprio tutto, ma certamente non ubbidirei a quell’ordine. Perché? Perché è in certe situazioni che viene fuori chi sei davvero, da dove vieni, e i valori che ti hanno insegnato i tuoi genitori. E in quel momento non potevo far altro che comportarmi in quel modo senza abbassarmi alle prepotenze ma reagendo con coscienza. Eppure, dico anche che l’affetto e l’attaccamento nei confronti della Marina Militare non sono mai cambiati. Nonostante tutto continuo a credere che le persone nelle quali mi sono imbattuto siano una minoranza e che quel tipo di mentalità sia in via di estinzione".
Un mese fa il Tar di Genova, a conclusione di una battaglia durata 12 anni, gli ha dato ragione. Il Tenente di Vascello David Grassi ha fatto quello che era tenuto a fare, rifiutarsi di contravvenire alle legge dello Stato e dell’Arma alla quale apparteneva eseguendo l’ordine di riversare in mare migliaia di litri di agenti altamente inquinanti.
Ora, sarebbe logico che la nota di demerito e le sanzioni adeguate a quanto fatto, siano inflitte a chi quell’ordine ha dato.
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