
Il progetto prevede la realizzazione di una sorta di sommergibile con al centro una cavità esagonale che dovrebbe riempirsi d’acqua nel momento in cui l’unità si sommerge nel mare.
Una volta che la cavità si è riempita un coperchio scorrevole dovrebbe chiudere il buco impedendo l’irraggiamento solare e quindi il riscaldamento della cavità, quindi si procederebbe con la desalinizzazione dell’acqua favorendo la trasformazione del ghiaccio.
In questo modo con le temperature artiche o antartiche in assenza di irraggiamento solare nel giro di un mese la macchina produrrebbe, sfruttando la sola temperatura dell’ambiente, un blocco di ghiaccio del diametro di 25 metri per 5 metri di spessore.
Diversi scienziati, primo tra i quali il climatologo Andrew Shepherd, fanno notare come con questo progetto per rigenerare i ghiacciai persi negli ultimi 40 anni ci vorrebbero dieci milioni di macchine.
A questi risponde uno degli scienziati che ha preso parte alla realizzazione del progetto, il 29enne Faris Rajak Kotahatuhaha, che dice che lentamente che il ghiaccio si riforma, la superficie ghiacciata rifrangerebbe sempre più raggi solari dalla terra accelerando la discesa della temperatura e quindi l’accelerazione della produzione di ghiaccio.
Teoria che anche Andrew Shepherd condivide rimanendo però dell’idea che il progetto sia irrealizzabile.
Di opinione contraria Kotahatuhaha che sostiene che l’innalzamento della temperatura sta avendo ripercussioni economiche molto più costose di quanto si spenderebbe per la costruzione delle macchine fabbrica ghiaccio.
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