Il quadro che emerge dai dati contenuti nel volume è quello di una Italia nautica che non ha risentito più di tanto della pandemia. I settori del comparto toccati in modo pesante sono stati il charter e i porti, ma gli altri, in primis i cantieri, non hanno avvertito il peso dei diversi lockdown, anzi, molti hanno registrato una crescita connessa proprio alla pandemia.
Il dato che più di ogni altro spicca tra quelli forniti da Confindustria Nautica è quello sul settore delle barche grandi, i Superyacht sopra i 24 metri dove l’Italia si conferma prima al mondo. Il 49,6% di questo mercato è dominato dagli italiani. Un mercato dove il secondo, gli Stati Uniti, è lontanissimo dal primo.
La nautica dunque è uno di quei settori, a volte molto vituperato, che possono far gonfiare il petto d’orgoglio. E’ idea comune oggi che se si vuole una barca bella e ben fatta bisogna prendere una barca italiana. Un’ idea che si sarebbe imposta anche nel settore della vela sotto i 24 metri se i nostri politici avessero avuto il fiuto di capire che questo era un settore che andava aiutato e incoraggiato.
Oggi nel nostro paese si costruiscono alcune tra le più belle barche a vela che si possono trovare sul mercato internazionale, purtroppo però i nostri cantieri in grado di competere realmente sul mercato internazionale sono due, Cantiere del Pardo e Solaris Yachts, mentre il resto è composto da cantieri troppo piccoli che non riescono ad avere influenza sul mercato e, soprattutto, producendo troppo poco non riescono ad avere la leva per trovare i finanziamenti per fare sviluppo.
Aiutare i piccoli cantieri che producono eccellenze sarebbe un modo per far crescere un settore che rappresenta uno dei diamanti dell’industria italiana e che ha un altissimo valore aggiunto nella sua funzione di ambasciatore mondiale del made in Italy.
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