La situazione è estremamente fluida, non ci sono restrizioni se non il fatto che nell’ufficio delle società di charter possa entrare solo lo skipper e che l’operatore che viene a bordo per il ceck-in indossa la mascherina. Per il resto è una stagione normale, i supermercati sono pieni di persone, la maggior parte delle quali non indossa alcuna protezione perchè in Croazia non è obbligatoria né la mascherina né la distanza sociale.
Sulle barche può salire chiunque, non ci sono limiti, conviventi o no, e non ci sono controlli sanitari.
Disposizioni governative stabiliscono che se un membro dell’equipaggio dovesse avere sintomi d’infezione non deve andare in ospedale, ma deve segnalarlo alle autorità e attendere in barca che arrivi qualcuno a fargli un tampone. Nel caso in cui l’esito del test fosse positivo al Covid-19 la persona sarà rimpatriata a sue spese ma con l’assistenza della sanità croata. Non è noto in questa circostanza che cosa dovrebbe fare l’equipaggio che era sulla stessa barca del soggetto risultato positivo.
Se una volta i turisti della Croazia erano prevalentemente italiani, tedeschi e austriaci, oggi sono prevalentemente tedeschi e russi.
I tedeschi continuano a frequentare la Croazia in massa perché nell’immediato dopo guerra (Guerra dei Balcani) e durante la crisi economica del 2008 hanno comprato terre, immobili e aziende facendo ottimi affari. Diversamente gli italiani, quando il turismo russo si è fatto invadente spingendo i prezzi verso l’alto, sono tornati a preferire la Grecia, oltre, logicamente, l’Italia.
Sono proprio i russi e i tedeschi che stanno garantendo la stagione del charter in Croazia. I russi se hanno restrizioni per l’epidemia in patria (restrizioni arrivate molto tardi quando ormai l’epidemia era fuori controllo) non hanno nessuna restrizione in Croazia dove accorrono in massa; i tedeschi, di contro, grazie a un sistema sanitario eccellente, hanno subito una pandemia meno aggressiva di altre nazioni e quindi probabilmente avvertono meno il pericolo e non hanno problemi nel noleggiare barche in un paese dove la sanificazione non è ben definita e la presenza di potenziali contagiati è molto alta.
Grazie a questi flussi di turismo, gli operatori croati contano di limitare i danni da epidemia a un 20% di calo di fatturato, in pratica l’industria del charter in Croazia riuscirà a contenere le perdite all’interno del 20%.
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