A ottobre scorso, al salone, gli esperti di UCINA avevano fatto una previsione funesta per la quale nel 2013 si sarebbe registrato un ulteriore calo del 4-8%, ma così non è stato, il 2013 ha registrato un calo del -2%, un dato che in tempi normali avrebbe fatto tremare i polsi ai più e che oggi viene accolto con un sospiro di sollievo.
Il dato più inquietante e più positivo allo stesso tempo è quello inerente le esportazioni. La nautica sopravvive all’estero, ovvero sopravvivono le industrie capaci di esportare, tutto il resto muore, questo è quello che dice il dato dell’esportazione, il 93% della nostra produzione è esportato, la quasi totalità, in Italia non c’è più nessuno disposto a comprare una barca e non certo perché non ci sia più nessuno che se la può permettere.
Ancora più grave la situazione specifica della vela. L’industria velica italiana ad eccezione di due tre cantieri importanti, Cantieri del Pardo, Comar e Serigi, è scomparsa. In Italia non si costruiscono barche a vela e quelle poche che si costruiscono per la maggior parte sono esportate. In questo caso le colpe non sono solo della politica che non solo non ha fatto nulla per aiutare il comparto, ma ha fatto di tutto per tagliargli ogni possibilità di esistere, ma , in parte, anche della stessa UCINA che per oltre vent’anni ha voluto portare avanti l’idea della nautica italiana come la nautica del superyacht e mega yacht.
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