
Il 2 aprile scorso è morto Jean Marie Finot, una delle leggende della vela internazionale e uno dei progettisti più influenti tra gli anni 80 e 90.
Dal mitico Ecume de Mer, il piccolo 7,5 metri che lo portò all’attenzione dei velisti europei nel 1968, passando per il Passatore di Sartini nel 1971, per arrivare al Grand Soleil 34, Finot, sin dai suoi primi passi, ha disseminato la sua strada di successi.
La strada professionale di Finot è costellata di premi prestigiosi vinti per decine di modelli che hanno fatto la fortuna dei cantieri che li hanno costruiti. Oceanis, First, Sun Odyssey, Grand Soleil, quasi tutti i Comet, Alubat, Pogo senza contare i one off e la serie FC, dove FC è l’acronimo di Finot Conc.
Con Finot scompare un pezzo importante del ponte che unisce la vela delle origini a quella moderna fatta con l’ausilio dei computer e dell’intelligenza artificiale.
Finot ha iniziato lavorando con le dime di legno sul tavolo da disegno per poter disegnare le curve e ha finito ingegnerizzando i progetti per farli leggere direttamente dai computer dei reparti di produzione dei cantieri.
Per i giornalisti specializzati, ottenere un’intervista con Finot era un traguardo importante: schivo ma non scontroso, preferiva mantenere un certo riserbo, in particolare con la stampa non francese. Eppure, il suo amore per la progettazione lo ha accompagnato per tutta la vita.
Molti lo ricordano mentre, ormai anziano, passeggiava tra i corridoi del Salone Nautico di Parigi osservando le nuove tendenze. La sua assenza si farà sentire, ma il suo mito continuerà a crescere grazie a chi, anche domani, si ispirerà alla sua visione del mondo della vela.
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