Stan Dabrowny il suo nome, Elizabeth Dabrowny quello della moglie che in questi giorni ha raccontato la sua tragedia a Radio Danzica.
“Lui urlava - Eli, Eli, gira la barca! - ma io non sapevo come fare. Quelle urla rimarranno per sempre nella mia testa.”
Elizabeth Dabrowny racconta che avevano quasi finito la traversata atlantica a bordo del loro Bavaria 44 Vagand, c’era vento e avevano da poco ammainato il gennaker che era stato legato sul ponte. Il vento era riuscito ad aprire la vela e questa si era sdraiata sull’acqua. Il settantaquattrenne Stan Dabrowny, va di corsa a prua per cercare di recuperare la vela.
“Non aveva il giubbotto salvagente né la cintura di sicurezza, io lo guardavo e vedevo che aveva paura, ma non ho detto nulla perché non volevo aumentare il suo stress. Lottava con la vela per tenerla sotto controllo. Poi è arrivata una raffica, la vela si è gonfiata e lui è scivolato. Si è tenuto alla vela per qualche secondo, ma poi non ce l’ha fatta più e si è lasciato andare. Era a poppa, lo vedevo bene. Gridava di girare la barca, ‘Eli, Eli, gira la barca’, ma questa non girava, il timone era duro e la barca non rispondeva. Solo dopo ho capito che c’era il pilota automatico, ma io non sapevo come toglierlo. Ho lanciato tutti i salvagente che ho potuto ma Stan non ha fatto nulla per prenderli, non combatteva era lì sulle onde che gridava.
Nella voce di Elizabeth Dabrowny si sente tutto il dramma di quei momenti. La donna racconta che molte volte avevano discusso sulla necessità che anche lei dovesse imparare di più su come si gestisce una barca. Sapevano che avrebbe dovuto saper fare la manovra di uomo in mare e avrebbe dovuto imparare a usare il motore e il pilota automatico, ma poi non c’era mai stato tempo, c’era sempre qualche altra cosa da fare.
Stan una volta gli aveva mostrato il funzionamento del telefono satellitare, ma lei non lo aveva provato veramente perché la connessione era molto costosa e non volevano pagare solo per provare, questo ha fatto sì che Elisabeth perdesse molto tempo nel riuscire a telefonare per chiedere aiuto.
“Alla fine sono riuscita a chiamare mia figlia Agnieszka e ho gridato ‘papa non è più a bordo!’ – continua Elizabeth. – Poi ho parlato con i miei figli che mi hanno aiutato a mettere in moto la macchina dei soccorsi, mi hanno spiegato come comunicare la mia posizione.”
Elizabeth, nonostante l’aiuto dei figli, ha vagato nell’oceano per tre giorni prima di essere salvata da due navi container.
Quando queste sono arrivate e hanno affiancato il Bavaria alla deriva non riuscivano a comunicare con Elisabeth perché lei non sapeva neanche come accendere il V.H.F., le è stato spiegato dal figlio per telefono.
“Poi degli uomini hanno raggiunto la barca e mi hanno preso. Ero salva, ma non potevo credere che Stan non c’era più. Ancora oggi non ci credo. Penso e penserò sempre a lui, e quel grido - Eli, Eli, gira la barca - continuerà a rimbombarmi nella testa.”
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