Quello che passerà alla storia, come il “salvataggio dei miracoli”, inizia domenica 26 maggio a largo delle coste nigeriane quando, il rimorchiatore oceanico Jascon 4, sul quale è imbarcato Harrison, sotto la furia del mare in burrasca, affonda. I soccorsi arrivano prontamente ma trovano solo alcuni dei corpi dei 12 membri dell’equipaggio che galleggiano.
Il giorno dopo, quando la situazione meteo è più calma, i sommozzatori della società West African Ventures, proprietaria della nave, intervenuti sul posto, scendono in acqua e raggiungono la nave capovolta sul fondo, a 30 metri di profondità. Qui recuperano altri corpi. In totale i corpi recuperati sono 10, all’appello ne mancano ancora due.
I soccorritori sono molto indecisi. Non sanno se continuare le ricerche o rientrare. In quel tratto di mare davanti alla Nigeria, l’attività dei pirati è molto intensa e, per una nave, per quanto scortata, non è sicuro rimanere ferma. Fortunatamente il capo delle operazioni decide per altre due immersioni.
I sommozzatori scendono di nuovo nella nave e la ispezionano al suo interno. Arrivati nella cucina si trovano di fronte a qualcosa di veramente incredibile: Okene Harrison seduto sul tavolo con metà del suo corpo fuori dall’acqua in una bolla d’aria. L’uomo ha una temperatura corporea bassissima, ma è vivo. Harrison è riuscito a rimanere vigile e in posizione eretta per ben due giorni.
I sommozzatori portano giù un equipaggiamento completo di casco con autorespiratore. Equipaggiano il cuoco, lo imbragano e lo conducono all’interno della campana iperbarica che li attende fuori dal relitto. Una volta sul ponte, la campana viene agganciata a una camera iperbarica dove Okene Harrison rimarrà per due giorni.
La testimonianza
Paul Macdonald, uno dei sommozzatori che ha preso parte al salvataggio di Okene Harrison, ha scritto su Facebook:“Il cuoco era seduto sopra un tavolo per cercare di rimanere fuori dall’acqua. Il subacqueo che è entrato nello scompartimento ha trovato una bolla d’aria e l’uomo vi stava seduto dentro. Come si sia potuta creare quella bolla è un mistero.”
“Quando lo abbiamo portato su, nessuno a bordo poteva credere a quanto il corpo di Okene fosse freddo. Dopo averlo trovato, i sommozzatori gli hanno messo un casco da immersione, l’hanno imbracato e lo hanno portato nella campana. Con questa è stato portato al livello della coperta della nave e, quindi, agganciato a una camera di decompressione dove è rimasto per due giorni.”
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