Il traghetto Sewol, partito da una stazione marittima vicina a Seul mercoledì mattina (15 aprile) e diretto all’isola di Jeju a circa 50 miglia di distanza, sul quale viaggiavano 474 persone, di cui 340 studenti delle scuole superiori che erano in gita scolastica, mercoledì mattina alle 9 ora locale (00:00 GMT) aveva lanciato un mayday.
Raggiunto subito da pescherecci e imbarcazioni locali e subito dopo dai mezzi della capitaneria e dell’esercito, sembrava che le dimensioni del dramma fossero contenute.
In un primo momento le autorità avevano dichiarato che tutti gli studenti erano stati tratti in salvo, ma poi, hanno dovuto ritrattare e oggi, a distanza di 30 ore, con la nave ormai quasi completamente sommersa, mancano ancora all’appello 286 persone. Tra questi la maggior parte sono ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Ad essere salvati e riportati a terra, sono state 179 persone, tra le quali una cinquantina di ragazzi, mentre sono stati ritrovati i corpi di 9 persone.
La situazione è ancora molto confusa e le informazioni vengono date per poi essere smentite o corrette pochi momenti dopo.
L’esercito sta inviando sulla zona del disastro tre grandi gru per recuperare lo scafo della nave da 6.000 tonnellate di stazza.
In un primo momento si era supposto che la nave al comando della quale non c’era il suo storico comandante che era in ferie, ma un suo sostituto, avesse urtato uno scoglio, ma è stato appurato che nella zona non ci sono scogli pericolosi.
Una deflagrazione udita da diversi passeggeri prima che la nave iniziasse ad affondare, fanno pensare ad un grave guasto tecnico.
© Riproduzione riservata